Igor Maj morto soffocato a 14 anni per una sfida, il pm: «Impossibile processare il web»

Il 14enne Igor Maj viene trovato senza vita nella sua cameretta alla periferia di Milano nel 2018. Prima della morte aveva visto un video-sfida su YouTube. Ma il pm chiede l’archiviazione: «Impossibili i processi al web»
Ieri la Procura di Bari ha aperto un fascicolo per «istigazione al suicidio», a carico di ignoti, per la morte del bambino di nove anni trovato impiccato in casa dopo aver navigato online. Queste inchieste, come racconta Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera, iniziano sempre così. Ma sono destinate a finire in un nulla di fatto.
Milano, il caso di Igor Maj
Lo dimostra la richiesta di archiviazione formulata tre mesi fa dal pm milanese Cristian Barilli, che indagava sulla scomparsa di Igor Maj. Il 14enne era stato trovato morto il 6 settembre 2018 alla periferia di Milano nella propria cameretta soffocato da una corda legata a una traversa del letto a castello. Prima di morire, Igor aveva visto su YouTube il video «5 sfide pericolosissime che i ragazzi fanno per Internet».
Secondo la Procura, infatti, è giuridicamente impossibile contestare al gestore del canale l’istigazione al suicidio. Perché «l’elemento costitutivo del reato è da un lato che la volontà suicidaria sia effettivamente sorta/rafforzata/agevolata, e dall’altro che essa sia tradotta in una concreta azione realizzativa, alla quale sia conseguita la morte», scrive il Corriere citando gli atti d’indagine. Eppure, nel caso di Igor, così come in quelli dei minori coinvolti di recente in casi simili, «non si può dire che una volontà suicidaria sia mai appartenuta al minore», dice il pm. «Né tantomeno che egli abbia attuato un’azione volta a concretizzarla».
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Video-sfida segnalato 8 volte
Per il pm manca «anche l’elemento soggettivo consistente nel dolo anche solo generico» del gestore del canale «di far sorgere, rafforzare o agevolare il proposito suicidario nella indistinta platea degli utenti della rete Internet potenziali destinatari del video». Prima di essere oscurato dalla magistratura, ricorda il Corriere, il video «blackout» aveva ottenuto 892.035 visualizzazioni in meno di due anni. E gli utenti lo avevano segnalato otto volte per violazioni delle regole della community. Quattro prima della morte di Igor e altre quattro dopo.
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Conclude la Procura: «Tali dati consentono di escludere la prevedibilità, in capo all’autore del video, dei tragici fatti accaduti a quasi due anni e mezzo dalla realizzazione e divulgazione del video». Resta però il tema dell’«adeguatezza delle procedure aziendali adottate dalla società YouTube Llc e delle regole della community». La vicenda di Igor Maj, comunque, potrebbe rappresentare uno spartiacque in vista di possibili modifiche normative. Ma, al momento, «non consente ulteriori considerazioni, dovendosi dare atto dell’insussistenza di violazioni di norme di cautela, da parte dell’indagato, direttamente riconducibili al tragico epilogo».