Il vicepresidente del Consiglio di sicurezza Dmitry Medvedev ha risposto all’emanazione del mandato di arresto nei confronti di Putin: se mai il leader della Russia dovesse essere incarcerato, il Paese avrebbe solamente un casus belli.
Il mandato di arresto di Putin è stato emanato negli scorsi giorni dalla Corte internazionale di giustizia. Il presidente della Russia è accusato di crimini di guerra e, in particolare, della deportazione illegale di migliaia di bambini ucraini. Mentre la guerra in Ucraina arriva al suo 393esimo giorno, il vicepresidente del Consiglio di sicurezza Dmitry Medvedev ha dichiarato che l’arresto di Putin rappresenterebbe solamente un casus belli per la Russia.
La Corte internazionale di giustizia ha emesso il mandato di arresto a più di un anno dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Putin è il secondo leader che va incontro ad una sanzione simile dopo i dittatori Gheddafi e Bashir. Il mandato punta ad eludere l’immunità dei capi di Stato e dare ai 123 Paesi firmatari dello Statuto di Roma la possibilità di arrestare il presidente russo nel caso in cui dovesse mettere piede sul loro territorio.
Nelle scorse ore il vicepresidente del Consiglio di sicurezza Dmitry Medvedev ha risposto ad alcune domande da parte dei giornalisti e degli utenti social in merito al mandato. Le sue parole sono state chiare: “Un presidente in carica di una potenza nucleare viene, per esempio, in Germania e viene arrestato. Cosa sarebbe questo? Una dichiarazione di guerra contro la Federazione Russa”.
Un arresto nei confronti di Putin porterebbe solamente ad una reazione della Russia che, come ha tenuto a ricordare il vicepresidente, è una potenza nucleare. Proseguendo, Medvedev si è rivolto al ministro federale tedesco della Giustizia Marco Buschmann, convinto che Berlino dovrebbe incarcerare il presidente russo. Il vicepresidente del Consiglio di sicurezza lo ha interpellato affermando: “Si rende conto che sarebbe un casus belli, una dichiarazione di guerra? O non ha fatto i compiti?”.
Come se non bastasse, Medvedev è tornato a parlare di quello che, secondo lui, sarebbe l’obiettivo dei rivali occidentali: destabilizzare il suo Paese, così da spingere la Russia a smilitarizzarsi e rinunciare al nucleare. Il vicepresidente ha puntato il dito contro gli Stati occidentali, dichiarando che in realtà non hanno nessun interesse ad avere rapporti paritari con i russi: “Capiscono solo il linguaggio della forza”.
Nel frattempo, la guerra in Ucraina prosegue, come proseguono gli appelli di Zelensky alla comunità internazionale. Il presidente ucraino, nelle sue ultime dichiarazioni, ha affermato che ogni ritardo nel conflitto contro la Russia non fa altro che aumentare il pericolo che l’invasione si protragga. In particolare, Zelenky ha parlato dei ritardi nella consegna dei missili a lungo raggio e dei jet da combattimento.
Ma le armi non sono gli unici punti chiave. Il presidente ha puntato l’attenzione anche sulla necessità di un nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia, che dovranno essere ampliate senza fare passi indietro. Inoltre, i leader europei sono stati invitati a velocizzare le negoziazioni per l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione e la realizzazione della “formula di pace” presentata dal Paese.
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