Il naufragio avvenuto al largo della Calabria è costato la vita di almeno 62 persone, sui circa 180 passeggeri a bordo. Secondo le Ong, tragedie come queste sono più che prevedibili e le continue restrizioni dei governi non fanno altro che provocare morti su morti.
Il peschereccio a motore sul quale si erano messi in viaggio circa 180 passeggeri (che, secondo altre testimonianze, potrebbero arrivare a 250) è naufragata domenica 26 febbraio intorno alle 4 del mattino. A bordo erano presenti uomini, donne e bambini provenienti soprattutto da Pakistan, Siria e Afghanistan. Ma anche da Palestina, Somalia ed Iran. Erano partiti quattro giorni prima del naufragio dalla Turchia, probabilmente dal porto di Smirne. L’allarme è stato lanciato da un pescatore che si è accorto dell’imbarcazione verso le 5 di mattina, ma le autorità sapevano già del peschereccio. Ad avvisare le autorità ci aveva già pensato Frontex, ovvero L’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera.
Un aeroporto di pattugliamento aveva avvistato l’imbarcazione. La Guardia di finanza di Crotone e il Gruppo aeronavale della finanza di Taranto avevano tentato invano di salvare i passeggeri. Le condizioni del mare, infatti, avevano iniziato a peggiorare. Il naufragio è avvenuto a 200 metri dalla costa calabra: i passeggeri erano ad un passo da Steccato di Cutro (in provincia di Crotone) ma non hanno potuto fare niente contro alla forza del mare. Il peschereccio si è scontrato con uno scoglio (o contro il fondale) ed è finito col ribaltarsi per poi spezzarsi. Tutti i presenti sono caduti in mare. Solamente una piccola parte era dotata di giubbotti di salvataggio e in molti non erano in grado di nuotare.
Le reazioni delle Ong
Sono diversi i migranti che hanno perso subito la vita, risucchiati dalle onde. Mentre alcuni sono riusciti a nuotare fino alla spiaggia. 81 persone sono sopravvissute alle tragedia e la maggior parte è stata ospitata presso il CARA (Centro accoglienza richiedenti asilo) di Isola Capo Rizzuto. 22 passeggeri sono ricoverati all’Ospedale di Crotone. Mentre le ricerche proseguono (solamente nelle scorse ore è stato recuperato il corpo di una ragazza di 14 anni), le Ong hanno commentato quanto accaduto definendo la tragedia assolutamente prevedibile. “La rotta del Mediterraneo è pericolosa proprio perché sono imbarcazioni riempite in maniera inconcepibile per la sicurezza, quindi dalle 100 alle 120 persone su barche di 10 metri. Il che significa riempire ogni centimetro quadrato” ha spiegato Stefano Bertoldi di SOS Mediterranee nel corso di un incontro tenutosi presso l’Università di Parma.
Si tratta di un mare “difficile”, caratterizzato da lunghe e pericolose onde. Non sono mancate le accuse da parte di Ong come Medici Senza Frontiere nei confronti del dl Piantedosi, appena approvato dal governo italiano. Il decreto – visto come un tentativo di criminalizzare l’attività di soccorso delle navi di salvataggio – è stato criticato dalla comunità internazionale. Sarebbe, quindi, solamente un’altra misura volta ad aumentare le restrizioni da parte dello Stato, provocando quelle che il responsabile Sar di Emergency Emanuele Nannini ha definito una “tragedia attesa”. Finché si continua ad innalzare muri, le persone proveranno a superarli rischiando sempre più la vita. “L’accordo Europa-Turchia è un chiaro esempio di come intercettazioni e restringimenti non solo non fermano i flussi, ma li rendono molto più pericolosi” ha dichiarato il responsabile.