Proseguono le indagini in seguito all’arresto del boss mafioso Matteo Messina Denaro. Andrea Bonafede, l’uomo che gli ha fatto da prestanome fino ad ora, ha deciso di rimanere in silenzio davanti al gip.
Lo scorso 16 gennaio è stato raggiunto un importante traguardo nella lotta dello Stato contro la mafia con l’arresto di Matteo Messina Denaro. Il boss di Cosa Nostra ha vissuto per 30 anni nascosto dalle forze dell’ordine e la sua cattura ha una notevole importanza, anche se non segna la fine della guerra.
Al momento gli inquirenti stanno proseguendo con le indagini, alla ricerca di indizi che consentano di identificare le persone che hanno collaborato con il mafioso in questi anni, coprendolo. Tra tutti, spicca sicuramente Andrea Bonafede, il geometra di Campobello che ha fatto da prestanome al boss.
Matteo Messina Denaro, l’arresto del boss di Cosa Nostra
Conosciuto anche con i soprannomi “U Siccu” e “Diabolik”, Matteo Messina Denaro è il figlio di “don Ciccio”, ovvero l’ex boss della cosca di Castelvetrano Francesco Messina Denaro. È dal padre che ha ereditato il ruolo di capomafia, affermandosi come uno dei più crudeli e temibili mafiosi degli ultimi anni.
Ha portato avanti la strategia degli attentati sporcandosi le mani del sangue di numerosi innocenti. Ha partecipato alle stragi di Capaci e di via d’Amelio a Palermo, in cui sono stati uccisi Giovanni Falcone (che era con la moglie Francesca Morvillo) e Paolo Borsellino, insieme ai loro agenti di scorta. Ma anche all’uccisione di Giuseppe Di Matteo, figlio di un ex mafioso pentito che è stato rapito e sciolto nell’acido all’età di 15 anni.
Dopo 30 anni di latitanza (iniziata nel 1993) è stato finalmente catturato dalle forze dell’ordine, mentre si trovava nei pressi della clinica La Maddalena di Palermo. In seguito all’arresto del boss, malato di cancro, lo scorso 23 gennaio è arrivata la volta del suo prestanome Andrea Bonafede, accusato di associazione mafiosa.
Andrea Bonafede, le indagini sul prestanome del capo mafioso
I pm sono convinti che sia un uomo d’onore riservato. Messina Denaro ha potuto contare su di lui non solo per i documenti falsi ma anche per l’acquisto del covo in cui ha vissuto e dell’auto che utilizzava per i suoi spostamenti. Nel corso del suo interrogatorio di garanzia, due giorni dopo l’arresto, il geometra si è avvalso della facoltà di non rispondere. Così è rimasto in silenzio davanti al gip.
“L’ho trovato bene. Aspettiamo la conclusione delle indagini” sono state le parole del suo legale, l’avvocato Aurelio Passante. Nel frattempo anche Messina Denaro ha preferito non parlare, rifiutandosi di prendere parte all’udienza preliminare del cosiddetto processo “Xydi”.