Scoperto il secondo rifugio di Matteo Messina Denaro, una “stanza-bunker” temporanea e vicina al rifugio principale. Trovati scatoloni, si cercano documenti, disposti esami dai rilievi scientifici dei Ris di Messina.
Proseguono le operazioni di indagine, che hanno portato lunedì scorso all’arresto del superlatitante Matteo Messina Denaro. Dopo 30 lunghi anni di latitanza, il capomafia è stato rintracciato dai carabinieri in una clinica privata di Palermo. Una struttura specializzata nella cura di tumori, presso la quale Messina Denaro si presentava sotto falso nome, con in mano documento di identità falso.
Nelle scorse ore gli inquirenti sono riusciti a trovare il secondo covo del boss, un “bunker” usato come rifugio probabilmente in via temporanea. Un luogo sicuro, questo, scoperto a Campobello di Mazara. Nella giornata di ieri, sul luogo si sono recati anche il comandante responsabile del Primo Reparto del Ros, Lucio Arcidiacono – lo stesso che ha arrestato Messina Denaro.
Al setaccio il secondo covo del boss Matteo Messina Denaro
La “stanza-bunker” è stata scoperta all’interno di un locale blindato in via Maggiore Toselli, nel centro del paese di Campobello di Mazara. La palazzina non è molto distante dalla casa di vicolo San Vito, dove il boss ha passato gli ultimi sei mesi della sua latitanza. Per accedere a questo secondo rifugio, però, era necessario fare i conti con porta blindata, occultata da un armadio dal fondo scorrevole.
Il rifugio viene ora passato al setaccio. Gli investigatori hanno ritrovato al momento diversi scatoloni, alcuni probabilmente contenenti documenti, oltre che gioielli e argenteria varia. Ciò su cui confidano gli inquirenti, ora, sono anche i rilievi scientifici che, affidati al Ris di Messina, permetteranno eventualmente di risalire a tracce biologiche e impronte digitali.
L’appartamento, spiegano le fonti, sarebbe di proprietà di Errico Risalvato, che nel 2019 subì una perquisizione insieme ad altri presunti fiancheggiatori del boss. Suo fratello Giovanni, imprenditore del calcestruzzo e considerato molto vicino al capomafia, è di recente tornato libero dopo aver finito di scontare una condanna a 14 anni. Sarebbe stato Errico, però, a fornire la chiave agli inquirenti, che hanno così potuto aprire la stanza-bunker. L’uomo avrebbe spiegato alle autorità che al suo interno avrebbe in realtà conservato oggetti di valore e di famiglia – una versione, questa, che non avrebbe però convinto gli investigatori.
Si attende nel frattempo l’udienza del processo a Matteo Messina Denaro, che verrà svolta a Caltanissetta. Il boss, che ha nominato come avvocato di fiducia la nipote Lorenza Guttadauro, potrebbe partecipare in videoconferenza.