Eva Kaili, coinvolta nell’inchiesta Qatargate rimane in carcere e accusa, tramite i suoi legali di essere stata sottoposta a tortura. Ecco tutti i dettagli.
Eva Kaili, arrestata durante le indagini sul Qatargate è detenuta nel carcere di Haren dal 9 dicembre scorso e dovrà rimanere dietro le sbarre ancora per un altro mese. Secondo quanto riportato dalla procura federale belga l’ex vicepresidente del Parlamento europeo è apparsa questa mattina, giovedì 19 dicembre, davanti ai giudici dove le è stata confermata la custodia cautelare. I suoi legali: Mihalis Dimitrakopolous e André Risopoulos hanno però lanciato pesanti accuse.
Eva Kaili: “non è lei al centro dell’inchiesta”
Gli avvocati di Eva Kaili hanno affermato che la loro assistita è stata sottoposta a tortura mentre si trovava nel carcere a 30 km. da Bruxelles. I legali hanno sottolineato che durante le sei settimane di detenzione l’ex europarlamentare ha potuto vedere la figlia di 23 mesi solo due volte. Inoltre da mercoledì 11 gennaio a venerdì 13 gennaio per decisione del giudice Michael Claise la detenuta è stata posta in isolamento per 16 ore al freddo, le è stata negata una seconda coperta, poi le è stato portato via anche il cappotto e la luce della stanza è stata sempre accesa per impedirle di dormire.
Infine lei si trovava nel periodo delle mestruazioni e non le è stato consentito di lavarsi. “Siamo in Europa, questi atti violano la convenzione europea dei diritti dell’uomo. Questo è il Medioevo” ha affermato l’avvocato Dimitrakopolous. A ogni modo i legali continuano a chiedere la scarcerazione della loro cliente con l’applicazione di misure alternative come il braccialetto elettronico o simili. Dimitrakopolous e Risopoulos hanno rimarcato l’estraneità di Eva Kaili a tutti i fatti, lei infatti nega di aver collaborato con Pier Antonio Panzeri che nel frattempo ha firmato un accordo per avere uno sconto di pena.
Ma mentre secondo i suoi avvocati la politica di origine greca ha risposto alle domande degli inquirenti a lei non è stato proposto nessun accordo, anzi viene sottoposta a una dura detenzione pur non essendo il perno dell’inchiesta in corso. Il Qatar, va ricordato, avrebbe elargito delle mazzette per ottenere un trattamento di maggior favore dal Parlamento europeo e così è stata avviata un’inchiesta che ha visto l’arresta di diverse personalità di spicco e il sequesto di ingenti somme di denaro. Tutto questo è venuto a galla il 9 dicembre scorso.