Il ministro di Giustizia ci ripensa (su indicazione di Giorgia Meloni): le intercettazioni non si toccano (almeno per ora), nonostante le pressioni di Forza Italia. Sono state indispensabili per la cattura di Messina Denaro, la questione quindi verrà probabilmente rinviata a lungo.
Il giorno dopo la cattura di Matteo Messina Denaro, il ministro di Giustizia Carlo Nordio deve fare un passo indietro sulla questione delle intercettazioni che il Governo Meloni avrebbe voluto limitare. Questo strumento è stato infatti indispensabile per giungere all’arresto del latitante e il ministro si concede quindi delle dichiarazioni pubbliche dove ritratta, o quantomeno specifica meglio, il possibile intervento dell’esecutivo su questo tema.
“Sono anni che ripeto che le intercettazioni sono assolutamente indispensabili nella lotta alla mafia e al terrorismo e per comprendere i movimenti di persone sospettati di reati gravissimi – afferma Nordio -. Quello che va cambiato è l’abuso che se ne fa per reati minori, con la diffusione sulla stampa di segreti individuali che no hanno a che fare con le indagini. Credo che ci sia malafede quando si confondono i due campi”.
E poi sull’arresto di Messina Denaro dice “è illusorio pensare che la mafia possa essere vinta perché si arresta qualche boss, anche il più pericoloso. E’ un fenomeno che va combattuto con un arsenale di armi e con una rivoluzione copernicana culturale“. Nella lotta contro la mafia “si devono coniugare tecnologie, e di questo fanno parte sicuramente le intercettazioni, e il metodo Falcone: una continua ininterrotta analisi di dati finanziari, movimenti di denari, pedinamento e controllo che non può mai essere interrotto“.
Anche da Fratelli d’Italia fanno sapere che “le intercettazioni non si toccano“, su questo punto saranno inevitabili i contrasti con Forza Italia che invece ha un’opinione diametralmente opposta. Dalla magistratura fanno sapere che queste “sono state il pilastro dell’inchiesta” che ha condotto all’arresto di Messina Denaro, come ripetuto il procuratore capo di Palermo Maurizio De Lucia. A fargli eco è il sottosegretario Andrea Delmastro, in quota FdI, il quale ha organizzato un sit in davanti davanti al Comando dei carabinieri del centro di Roma per “festeggiare lo Stato trionfante contro la mafia schiacciata“, dove ha detto alla stampa che “il Governo Meloni di non toccare né le intercettazioni né il 41 bis, strumenti essenziale per contrastare la criminalità“.
A ribadire l’importanza delle intercettazioni è Antonio Nicolosi, segretario generale di Unarma, associazione sindacale carabinieri. “Confidiamo che il ministro della giustizia Nordio intervenga correttamente sul provvedimento, difendendo anche le intercettazioni quale strumento necessario contro la criminalità, ma considerando anche la privacy dei cittadini troppo spesso vittime di speculazioni mediatiche” afferma Nicolosi. “Per Unarma è fondamentale sanzionare gli abusi sulle intercettazioni da parte di magistrati e giornalisti se gli accertamenti sono esclusi dai procedimenti penali. Il ministro Nordio ci aiuti a rafforzare il messaggio di legalità che in questi giorni emerge grazie al lavoro dei carabinieri, solo in questo modo possiamo onorare davvero le vittime di mafia e l’operato delle Forze dell’Ordine” conclude.
Insomma Nordio deve seguire le linee di Giorgia Meloni che vuole assolutamente evitare ogni possibile contrasto con la magistratura italiana e con i dirigenti delle forze dell’ordine, soprattutto il giorno dopo il risultato dell’arresto del superboss. Per questo motivo l’esecutivo si dedicherà adesso alla modifica della riforma Cartabia, come promesso in campagna elettorale, soffermandosi su punti diversi e lasciando la questione intercettazioni a un periodo meno burrascoso. La questione rischia di rimanere sospesa a lungo.