Lavorava sotto copertura ed era originario del bergamasco, è deceduto per un incidente mentre lavorava in segreto per rintracciare il superboss. Per anni il fatto è rimasto sconosciuto a causa delle copertura, ieri i colleghi carabinieri gli hanno voluto dedicare un momento e un ricordo dopo il grande risultato della cattura di Messina Denaro.
Sono tante le persone che hanno festeggiato ieri per la cattura del superlatitante di mafia Matteo Messina Denaro, rimasto per 30 anni il più grande ricercato in Italia. I carabinieri hanno voluto però dedicare questo grande risultato a Filippo Salvi, deceduto 16 anni fa mentre lavorava nel carcere di piazzare una telecamera nascosta nell’indagine dedicata alla cattura del super boss.
La sua morte avvenne a causa della caduta in un burrone a Monte Catalfano, vicino Palermo, il 13 luglio del 2007. Il fatto avvenne di notte, il terreno sotto di lui cedette e ne provocò il rovinoso incidente. Era nato a Botta di Sedrina, piccolo comune tra Bergamo e la Valle Brembana, e aveva voluto entrare nelle forze dell’ordine e in particolare svolgere quel compito perché sentiva il dovere civico di ciò che avrebbe potuto fare il suo Paese.
Per diverso tempo il suo lavoro non era potuto essere reso pubblico a causa della copertura a cui era sottoposto, era infatti conosciuto solo con il nome di battaglia di Ram (era specializzato in informatica), facendo parte di un gruppo che lavorava in segreto per rimanere quanto più possibile invisibile alla mafia.
Lucio Arcidiacono, comandante del Reparto investigativo del Ros, ne ha voluto lasciare un commosso ricordo ieri durante una intervista. “In particolare dedico questo successo al nostro maresciallo…” ha detto in conferenza stampa dopo la cattura del boss. “Era il ‘polentone’ più ‘terrone’ che abbiamo conosciuto. È vero, lui era più siciliano di noi, amava la nostra terra forse più di noi. Rideva sempre, e chiacchierava tantissimo. Litigare con lui era impossibile: quando capiva che il tenore della conversazione diventava rissoso, ti faceva una grossa risata, ti abbracciava e spariva. Era sempre disponibile a risolverci i problemi e ad ascoltarci. La sua giornata era fatta di 38 ore. Nel lavoro era animato da una passione indescrivibile. Innamorato del sole e del mare, un’altra sua grande passione. Anche dentro la bara hai sfoderato un’espressione serena e il tuo bel sorriso quasi a volerci riferire che sei sempre con noi“.
La scorsa estate gli è stata intitolata una piazza a Sedrina e anche una canzone: “Storia di un Ancilu Carabiniere“. Verrà ricordato per sempre come uno degli eroi che hanno dedicato la propria esistenza e la propria morte per sconfiggere il terribile flagello della mafia.
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