Chi lavora tutto il giorno davanti al pc ha il diritto di far pagare all’azienda il costo degli occhiali da vista o delle lenti a contatto? Sembrerebbe proprio di sì, a quanto pare.
O almeno è quello che sostiene la Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE). Lo ha stabilito in una sentenza pubblicata lo scorso 22 dicembre che potrebbe rivelarsi un precedente storico.
I giudici dovevano esprimere il loro parere sul ricorso di un cittadino romeno. Il dipendente aveva citato in giudizio l’azienda dove lavorava. Per quale motivo? Perché questa non aveva voluto accollarsi le spese per l’acquisto di un nuovo paio di occhiali da vista. Bene, i giudici europei hanno dato ragione al lavoratore dipendente e torto al datore di lavoro. Ecco perché.
A fare ricorso era stato, come detto, un cittadino rumeno, dipendente dell’Ispettorato generale per l’immigrazione del dipartimento di Cluj. Tempo fa aveva chiesto il rimborso della spesa per l’acquisto di un nuovo paio di occhiali a causa di «significativi problemi alla vista».
Il dipendente sosteneva che il suo problema alla vista si era aggravato per via delle condizioni di lavoro. Infatti il dipendente aveva a che fare con schermi, mancanza di luce naturale e sovraccarico neuropsichico. Per questo motivo il medico gli aveva prescritto di procurarsi dei nuovi occhiali che si era pagato di tasca sua sborsando 2.629 lei rumeni, vale a dire circa 530 euro. Ma il servizio sanitario nazionale rumeno non copriva il rimborso e nemmeno l’Ispettorato ha voluto sobbarcarsi la spesa.
La CGUE dà ragione al lavoratore dipendente
Da qui la decisione di citarli in giudizio ricorrendo davanti al Tribunale Distrettuale di Cluj per far condannare l’Ispettorato Generale al pagamento del costo degli occhiali. Il Tribunale però ha respinto la sua domanda sulla base del decreto governativo n.1028/2006 che non contempla il diritto al rimborso dei costi di speciali dispositivi correttivi, ma prevede solamente il diritto di ottenerli nel caso in cui fosse necessario utilizzarli.
Il lavoratore dipendente non si è arreso e ha fatto ricorso all’Alta Corte di Cluj per chiedere l’annullamento della sentenza precedenza e un riesame del suo caso. Nel frattempo è arrivata la sentenza della CGUE che gli ha dato ragione. La corte europea si è rifatta all’articolo 9, comma 3, della direttiva 90/270 che regolamenta le disposizioni minime in materia di sicurezza e salute nel lavoro con videoterminali. In base, alla quale, ha riconosciuto la Corte di giustizia europea, il datore di lavoro è obbligato a fornire ai dipendenti interessati uno speciale dispositivo correttivo oppure è tenuto a rimborsare le spese sostenute dal lavoratore. In questo caso per dispositivo correttivo speciale vanno intesi anche gli occhiali o le lenti a contatto.