Brasilia è ancora in stato d’allarme, polizia e mezzi blindati sorvegliano la Capitale per evitare nuovi assalti. Il presidente Lula bolla i manifestanti come un gruppo di squilibrati, le forze dell’ordine indagano su chi avrebbe ordito l’assalto al Parlamento e finanziato i facinorosi.
“Non permetteremo mai più un altro golpe“. Lo urla dal palco il presidente del Brasile Luiz Inácio Lula durante il giuramento della nuova prima ministra Sonia Guajajara mentre fuori dal palazzo del governo continuano gli scontri e le proteste da parte dei manifestanti che ne chiedono le dimissioni e invocano il ritorno dell’ex-premier Jair Bolsonaro.
Polizia in tenuta antisommossa, carri armati e autoblindati delle forze dell’ordine, elicotteri a sorvegliare le strade: questo è il quadro che traspare dalla capitale Brasilia questa mattina che tenta di reprimere nuove proteste ed evitare un nuovo assalto al Parlamento nazionale. Lula ha così apostrofato i manifestanti: “Purtroppo il presidente che ha lasciato il potere non vuole riconoscere la sconfitta. Ancora oggi ho visto dichiarazioni in cui non riconosce la sconfitta. Posso solo considerarli come un gruppo di squilibrati, persone con poco senso del ridicolo” il riferimento è ovviamente a Bolsonaro, che al momento pare sia fuggito a Orlando, negli Stati Uniti, ufficialmente per curarsi in una clinica americana.Per lui e il suo ex-ministro della Difesa c’è un mandato di arresto qualora dovessero rientrare in Brasile.
“Quello che è successo non vorrei nemmeno considerarlo un colpo di Stato, vorrei addirittura considerarlo una cosa minore, come un gruppo di pazzi che ancora non capiscono che le elezioni sono finite, che ancora non vogliono accettare che le urne elettroniche sono forse il modello elettorale migliore” ha continuato Lula.
Intanto sono state trasferite in carcere le 1.843 persone fermate durante le manifestazioni, 1.159 sono state arrestate mentre altre 684, per lo più donne, bambini e anziani, sono state rilasciate per ordine del giudice del Tribunale supremo Alexandre de Moraes. I fermati sono stati interrogati per due giorni e sottoposti a schedatura, dopo che i feriti hanno ricevuto le cure per i colpi subiti durante gli scontri.
La polizia indaga sui responsabili, ovvero su chi avrebbe architettato l’invasione del Parlamento, pianificato le proteste e finanziato i manifestanti violenti. In particolare ci si concentra sull’accampamento dei sostenitori di Bolsonaro che negli ultimi due mesi hanno assediato il quartier generale dell’Esercito a Brasilia, ma anche su quei poliziotti e politici che non avrebbero agito come da loro dovere, fiancheggiando i facinorosi. Un venditore ambulante ha confessato alla polizia di aver ricevuto del denaro per andare a Brasilia a “far casino“, senza sapere chi pagasse per il trasporto e l’alloggio, per quanto precario.
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