Palazzo Madama dà il via libera con 125 sì, 28 no e 2 astenuti al decreto che proroga fino a fine anno gli aiuti militari a Kiev.
Oltre al sostegno all’Ucraina, il governo mette a punto la sua strategia diplomatica sul fronte dei migranti.
Su tre temi si è concentrata la riunione operativa di ieri a Palazzo Chigi: migranti, armi all’Ucraina, viaggio a Kiev del premier Meloni. All’incontro hanno preso parte, oltre a Meloni, il capo del Viminale Matteo Piantedosi, i due vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, il direttore del Dis, il dipartimento governativo che coordina i servizi di sicurezza, Elisabetta Belloni.
Appare imminente il viaggio del premier nella capitale ucraina, così come l’invio di batteria di difesa anti aerea a Kiev. L’Italia potrebbe inviare il Sampt-T, una tecnologia congiunta italo-francese, in grado di difendere un’area metropolitana della grandezza di Kiev.
La riunione è stata l’occasione per fare il punto su una strategia più articolata sul tema dei migranti. L’esecutivo si sta adoperando per fare accordi con i Paesi di partenza dei migranti. Il governo lavora anche per aumentare il livello della cooperazione con tutti gli Stati dai quali transitano i migranti illegali.
In questa direzione vanno il viaggio del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi in Turchia, dove lunedì prossimo incontrerà il suo omologo Suleyman Soylu, e quelli del titolare della Farnesina Antonio Tajani sempre in Turchia, poi in Tunisia e Libia. Il senso dell’iniziativa diplomatica è favorire la stabilizzazione della Libia (la Turchia gioca un ruolo centrale nel processo di unificazione del Paese) e tenere sotto controllo la rotta dei Balcani dei migranti (anche qui la Turchia è un attore fondamentale). Se l’iniziativa dovesse avere successo, anche il premier dovrebbe viaggiare nei tre Paesi.
Il governo si è mosso anche in Europa sul fronte migranti, ponendo la questione al centro del lavoro del semestre di presidenza svedese dell’Unione europea. Già dal prossimo Consiglio europeo del 9 febbraio potrebbero esserci dei passi in avanti per rafforzare le frontiere esterne, anche con l’azione di Frontex, e per incentivare i Paesi di origine a accettare i rimpatri dei loro cittadini arrivati clandestinamente in territorio europeo.
Mentre sul fronte degli armamenti a Kiev, il Senato ieri ha dato l’ok (125 sì, 28 no e 2 astenuti) al decreto approvato dal governo a dicembre, col quale vengono prorogato fino alla fine dell’anno gli aiuti a Kiev (il passaggio alla Camera è previsto per il 23 gennaio).
Tutti i partiti hanno detto sì ad eccezione di M5S e Alleanza Verdi sinistra. Qualche distinguo è arrivato dalla Lega, che pure ha annunciato il suo «sì convinto» capogruppo dei senatori leghisti Massimiliano Romeo, evocando al tempo stesso il rischio «della terza guerra mondiale o di una guerra nucleare». «Rimuoviamo l’idea che la pace possa esserci solo con la sconfitta o, ancor peggio, con l’umiliazione di Mosca», ha detto l’esponente del Carroccio.
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