Mancano medicine: alcune sono introvabili, ecco perché e come fare

Sono migliaia i farmaci di difficile reperibilità in Italia. Una situazione che allarma ma non è emergenza, dicono i farmacisti.

Sono diversi i fattori che si sono intrecciati e che spiegano la carenza di farmaci. Ma non mancano le valide alternative. No alle corse in farmacia per fare scorte.

Mancano farmaci in Italia. L’allarme lo ha dato l’Aifa, Agenzia italiana del farmaco, nel suo elenco annuale di medicinali difficili da reperire. Alla data del 3 gennaio 2023 il totale dei farmaci mancanti tocca quota 3.198, 66 in più rispetto all’ultimo rilevamento di dicembre.

I nomi più conosciuti nella lista dei medicinali di difficile reperibilità sono Moment, Neo Borocillina, Nurofen e Spididol. Principalmente si stratta di antivirali o infiammatori e antibiotici.

Per una metà dei casi, spiega l’Aifa, siamo davanti a una cessazione dei medicinali, sostituibili dunque con altri farmaci disponibili in farmacia. Ma nel 46% dei casi si tratta di una mancanza vera e propria. All’elenco si sono aggiunti anche Tachipirina, Efferalgan, Tachifludec e Amoxicillina.

No alla corsa ai farmaci

Malgrado la situazione di difficoltà, rassicura FederFarma, Federazione nazionale dei titolari di farmacia italiani, non siamo davanti a un’emergenza sanitaria. Si tratta solo di un rallentamento dovuto al sovrapporsi di diverse cause. I fattori del rallentamento sono legati alle complicanze dovute al Covid e all’influenza, fino alla produzione degli stessi medicinali.

Soprattutto FederFarma invita i consumatori a non fare la corsa ai medicinali nelle farmacie per procurarsi scorte, col rischio di peggiorare la situazione.

Perché mancano medicinali

«Il principio attivo che più si fa fatica a rintracciare è l’ibuprofene in sciroppo — spiega al Corriere della Sera Marco Cossolo, presidente di Federfarma —, ma ciò che non manca sono alternative e valide soluzioni. In ambito nazionale, c’è un aumento dei consumi legato da una parte al diffondersi di un’influenza con sintomatologia più pesante rispetto al passato e dall’altra anche al Covid, che nel 90% dei casi viene curato tra le mura domestiche con anti-infiammatori».

Sia per il Covid che per l’influenza si usano gli stessi farmaci, portando così la domanda a innalzarsi rapidamente, con l’offerta che fatica a stare al passo. C’è poi la congiuntura internazionale. «Innanzitutto – aggiunge Cossolo – la delocalizzazione di alcuni farmaci in Cina e in India ha reso più problematica l’importazione, perché sono paesi al momento in pieno lockdown e questo rallenta la produzione». Inoltre bisogna fare i conti con l’aumento dei costi del carburante che rallenta le consegne (i camion non partono se non sono carichi di merce). Pesa anche la carenza di materie prime – legata alla guerra in Ucraina – dato che mancano plastica, carta e vetro per il packaging.

Le alternative? Ci sono

Non mancano però le alternative. In base al principio attivo, ricorda il presidente di Federfarma, «il farmacista può benissimo consigliare un medicinale equivalente», specificando forma e dosaggio, «che il paziente può assumere senza problemi».

Si può anche agire sulla misurazione. Se per esempio l’ibuprofene 600 è momentaneamente irreperibile, si possono sommare tre dosi da 200.

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