L’inflazione nel 2023 arriverà al +5,1%: a dirlo è il presidente dell’Istat. “Stima ottimistica, ma dato penalizzante in misura rilevante soprattutto per le fasce deboli”.
Una situazione complessa e non certo rosea, dal punto di vista economico, quella inaugurata dal nuovo anno. Almeno secondo le stime e le previsioni. Da un lato a preoccupare i consumatori sono i rincari energetici, con l’esecutivo chiamato a mitigare gli aumenti record dei carburanti, e le procure e le associazioni di categoria che si stanno già muovendo contro possibili speculazioni.
Del resto, se i cittadini sono chiamati a fare i conti anche con gli aumenti dei prezzi nel settore alimentare, i rialzi più sostanziosi si concentrano principalmente nel settore dell’energia (elettricità in primis). Basti pensare che l’anno scorso ogni famiglia in media ha dovuto spendere 513 euro in più rispetto alle spese affrontate invece nel 2021. E a pagare il prezzo maggiore sono (e saranno) sicuramente i meno abbienti, soprattutto in questo 2023 che si preannuncia con una inflazione attesa al 5,1%.
Inflazione al 5,1%, penalizzate le fasce deboli
A proporre la stima di quella che sarà l’inflazione in questo 2023 appena cominciato è stato il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, intervistato nelle scorse ore da SkyTg24. Secondo quanto spiegato dal presidente, le conseguenze del rialzo dell’inflazione sono tante, tra cui l’aumento del divario tra ricchi e poveri. E, se le cose non peggioreranno, è possibile dire che quest’anno l’inflazione sarà al +5,1%. Un valore “decisamente più alto rispetto a quanto accaduto l’anno precedente”, certamente, ma che si incastra in un aumento generalizzato della filiera energetica. Oltre a ciò, si tratta di un valore comunque penalizzante “in misura più rilevante soprattutto per le fasce più deboli”.
Proprio a riguardo dell’aumento dei prezzi del carburante, infatti, Blangiardo ha spiegato di come vi sia un effetto diretto e uno indiretto, dovuto ai trasporti e all’intermediazione. Si tratta dunque di un quadro che può diventare ulteriormente problematico, nel caso in cui la direzione che l’economia del nostro Paese assumerà sarà quella di una continua crescita e della relativa speculazione.
La stima offerta dall’Istat in merito a questo +5,1%, poi, si presenta comunque come ottimistica, che tiene conto di un assestamento ai livelli attuali. Nel caso in cui le cose dovessero peggiorare, però, con i valori che a quel punto verrebbero superati, le famiglie meno abbienti si troverebbero davanti a dei problemi sicuramente maggiori.