L’esecutivo preoccupato dai rialzi record del prezzo dei carburanti. Ma anche le procure e le associazioni di categoria si muovono contro possibili speculazioni.
Ad attivarsi contro i rincari record di pochi giorni fa non c’è solo il Governo. L’ondata di aumenti ha spinto il Codacons a presentare denunce presso 104 procure italiane. Intanto la Procura capitolina indaga sui rialzi dei prezzi del carburante. C’è aperto un fascicolo contro eventuali speculazioni.
Ieri poi è partito un altro esposto del Codacons all’Antitrust sull’ipotesi di un “cartello” tra le compagnie petrolifere. L’associazione dei consumatori dovrebbe anche lanciare un boicottaggio nei punti vendita carburanti più costosi.
A “pagare” – in termini di consenso politico – il caro carburanti è il governo targato Meloni che “sconta” la decisione di non rinnovare il taglio delle accise introdotto dal precedente esecutivo. Uno scenario alla base delle dichiarazioni del vice premier e ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini. «Sulle accise parleremo con il presidente del Consiglio. Sicuramente c’è della speculazione in corso sui prezzi della benzina ed è bene che la Finanza faccia dei controlli — sottolinea Salvini —, non ci possono essere distributori che vendono la benzina a 1,7 euro e altri a 2,4. Evidentemente c’è qualcuno che fa il furbo. Porterò il ragionamento a livello di governo».
Caro carburante, le mosse di Giorgetti e Urso
Contro possibili speculazioni si era già mosso prima della fine dell’anno anche il Mef, in previsione dei rialzi dovuti alla fine dello sconto sulle accise. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti ha così dato incarico alla Guardia di Finanza di monitorare la situazione del mercato in chiave anti-speculativa. Il titolare del Mef ha poi inviato i principali attori nel settore della distribuzione (Eni e Ip) a fare la propria parte per scongiurare rialzi immotivati del prezzo del carburante.
Finora, ad ogni modo, non sarebbero emersi segnali di una speculazione diffusa. Sulla quale si è attivato anche il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, per chiedere «a Mister Prezzi un monitoraggio con la collaborazione della Guardia di Finanza per evidenziare subito ogni anomalia».
Niente marcia indietro sulle accise
L’esecutivo, in sostanza, è allertato anche se al momento non è sul tavolo l’ipotesi di fare dietrofront sullo stop al taglio delle accise costato, nel 2022, un miliardo di euro al mese circa alle casse statali. Un esborso finanziato anche grazie all’extra gettito dovuto ai rincari dei prezzi di benzina e gasolio. Il meccanismo però è inutilizzabile dopo che, lo scorso settembre, la Nadef ha fatto rientrare l’extragettito non più tra le maggiori entrate per i conti pubblici, ma negli incassi ordinari. Il che vuol dire che non è più impiegabile per finanziare gli sconti.
In più ci sono le raccomandazioni dell’Europa (no a bonus generalizzati, sì a misure più mirate). Rimane però il fatto che il boom dei prezzi del carburante preoccupa intere categorie. Come Coldiretti e i taxi, che chiedono al governo di aprire un tavolo d’emergenza sui carburanti.