Il costo di benzina e diesel è alle stelle, il taglio delle accise voluto dal Governo Draghi non è stato rinnovato dal nuovo esecutivo. Eppure Giorgia Meloni era la prima a tuonare contro queste tasse, guardate cosa diceva nel 2019.
Ancora forti aumenti del costo dei carburanti per gli automobilisti italiani con la benzina che arriva a 1,82 euro/litro nel fai da te mentre il diesel è sui 1,88 euro/litro. Sul servito i prezzi schizzano fino a 1,96 e a 2,02 euro/litro. Costi esorbitanti che sono frutto del mancato rinnovo del taglio delle accise varato dal Governo Draghi che l’Esecutivo guidato da Giorgia Meloni pare avere “dimenticato” di rinnovare con l’avvento del nuovo anno.
Eppure il taglio delle accise era stato uno dei cavalli di battaglia di Fratelli d’Italia e della sua presidente negli scorsi anni, protagonista anche di slogan e (imbarazzanti) video social che vedono protagonista proprio Meloni. Uno in particolare (che potete recuperare qui sotto) vede l’attuale presidente del Consiglio inscenare una sosta al rifornimento e lamentare che il costo del carburante sia molto alto perché lo Stato incassa buona parte del denaro tramite le accise. Tasse molto vecchie e “vergognose” come dice lei la quale pretende “che le accise vengano progressivamente abolite, perché è uno scandalo che le tasse dello Stato italiano compromettano così la nostra economia“.
Associazioni e partiti chiedono a gran voce che il Governo Meloni metta finalmente mano a questo problema e risolva la questione, gli aumenti sono dettati sicuramente da forzature del mercato su cui bisogna intervenire ma per evitare, come diceva Meloni, che buona parte del costo del carburante non finisca nei serbatoi è necessario rinnovare subito il taglio delle accise.
Il danno che ne sta derivando oggi grava per le aziende 6,6 miliardi di euro, come spiega Sandro Susini, fondatore dell’omonimo gruppo di consulenza strategica per il lavoro. “Le aziende maggiormente penalizzate saranno sicuramente quelle del trasporto – afferma Susini -. Aziende che difficilmente riusciranno a ribaltare l’aumento del carburante al cliente, in virtù di accordi già contrattualizzati, e che si troveranno a erodere gli utili o, nella maggior parte dei casi, ad avere perdite in bilancio che potrebbero mettere a serio rischio il corretto svolgimento delle loro attività. Nel corso dell’anno 2022 sono state molte le aziende di trasporto che hanno dovuto recedere dai contratti di appalto per insostenibilità dei costi rispetto ai ricavi. Tale situazione di mercato, in virtù del recente aumento dei carburanti, si andrà confermando anche per i primi mesi dell’anno nuovo portando alla fuoriuscita dall’economia delle aziende più virtuose che non possono permettersi perdite in bilancio. Quello che sta avvenendo è un fenomeno molto pericoloso a cui lo Stato deve dedicare le dovute attenzioni al fine di evitare che nel settore dei trasporti si possano infiltrare aziende ‘malavitose’ il cui obiettivo non è quello di acquisire appalti a tariffe congrue ma quello di riciclare denaro. È troppo presto per gettare la spugna del taglio delle accise” conclude l’esperto.
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