Iran, la repressione non si ferma: condannati a morte altri 3 manifestanti

La furia del regime di Teheran continua a abbattersi sui dissidenti. Con le ultime tre sentenze il totale dei condannati a morte per le proteste è arrivato a 17.

Dei diciassette condannati alla pena capitale nei quattro mesi di manifestazioni antigovernativa finora quattro sono stati già giustiziati.

Continua la repressione delle proteste in Iran, dove il regime ha pronunciato altre sentenze di morte. Condannate a morte altre tre persone. Sono accusate dell’uccisione di tre agenti delle forze di sicurezza nel corso delle proteste scatenate dalla morte di Mahsa Amini, la ventiduenne curda morta lo scorso 16 settembre dopo essere stata arrestata dalla polizia morale perché non indossava correttamente il velo.

A dare notizia delle nuove condanne a morte è stata l’agenzia della magistratura della Repubblica islamica, Mizan Online. Con queste ultime sentenze, tutte appellabili, arriva a quota 17 il totale dei condannati a morte in Iran nei quattro mesi di proteste per chiedere più libertà e diritti.

Dei manifestanti condannati a morte da Teheran, quattro sono già stati giustiziati. Altri due invece aspettando l’esecuzione della sentenza nel braccio della morte dopo la conferma della condanna capitale da parte della Corte suprema del Paese.

Le ultime condanne di Teheran

Mohammad Mehdi Karami e Seyyed Mohammad Hosseini, impiccato il 7 gennaio – Meteoweek

Gli ultimi in ordine di tempo ai quali le autorità iraniane hanno inflitto la pena di morte sono Saleh Mirhashemi, Majid Kazemi e Saeed Yaghoubi. Per loro l’accusa è quella di “moharebeh” (“ingaggiare guerra contro Dio”), ai sensi della sharia. Tutti e tre, poi, sono stati riconosciuti colpevoli per via della loro appartenenza a un “gruppo criminale con l’intento di turbare la sicurezza del Paese”. Un’accusa per la quale c’’è una condanna a dieci anni di carcere.

Sabato scorso invece sono stati giustiziati in due: Mohammad Mehdi Karami e Seyed Mohammad Hosseini, puniti per l’uccisione a novembre di un membro delle forze paramilitari, a Karaj a ovest della capitale Teheran. A dicembre erano stati uccisi altri due giovani, Mohsen Shekari e Majidreza Rahnavard, condannati e messi a morte per via di vari attacchi alle forze di sicurezza durante le proteste antigovernative.

Una morte “sospetta”

Ha destato sconcerto anche la morte del giornalista Mohsen Jafarirad, suicidatosi a 36 anni dopo due settimane di detenzione delle carceri iraniane. Il sospetto è che possa essersi tolto la vita a causa di potenti droghe somministrate ai detenuti nelle prigioni, come ritengono da tempo attivisti e oppositori del regime di Teheran.

Altri quattro dissidenti ieri sono stati condannati con pene che vanno da uno a dieci anni di carcere. Mentre le proteste sono proseguite in diverse città dell’Iran, da Teheran a Karaj, ma anche a Najafabad e a Bandar Anzali.

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