Un giornalista iraniano si è suicidato dopo essere ritornato in libertà. Per due settimane era rimasto in prigione. Sospetti sul regime per la sua morte.
Il sospetto è che ai detenuti vengano somministrati potenti droghe in grado di spingere a gesti estremi.
Il giornalista Mohsen Jafarirad si è suicidato a 36 anni in Iran dopo essere stato scarcerato. Lo riferisce Bbc persian. Non è il primo caso di suicidio dopo l’uscita dalle carceri iraniane, sottolinea la Bbc che parla però di “morti sospette”.
Jafarirad, reporter, critico cinematografico e documentarista, era stato arrestato qualche settimane fa durante i disordini a Karaj, mentre stava rientrando nella sua abitazione. A dare la notizia della sua scomparsa è stato il collega Hoshang Golmakani attraverso i social. Golmakani ha scritto: “Suicidio dopo la libertà. Qualche settimana fa, durante i disordini a Karaj, Moshen è stato arrestato mentre si recava a casa sua. Poi è stato rilasciato”.
Golmakani ha detto che il collega si è suicidato prendendo alcune pillole. Ma stando a ciò che riferisce il canale televisivo Iran International, c’è il sospetto che in carcere ai detenuti “vengano somministrate droghe potenti che potrebbero causare tendenze suicide una volta che smettono di usarle”.
Non si arrestano le condanne, ma anche le proteste proseguono
Ieri invece, domenica 8 gennaio, sono arrivate altre condanne da parte del regime: quattro attivisti iraniani sono stati condannati a pene da uno a 10 anni di carcere. Sono stati accusati di aver incitato ad uno sciopero di tre giorni durante le proteste lanciando un appello sui social network. È la prima volta che un tribunale condanna per istigazione allo sciopero durante le proteste scatenatesi nel Paese dopo la morte di Mahsa Amini, avvenuta dopo il suo arresto da parte della polizia morale.
Sempre nella giornata di ieri, ci sono state ancora proteste. In tanti sono scesi in piazza in diverse città dell’Iran, da Teheran a Karaj, ma anche a Najafabad e a Bandar Anzali. I manifestanti hanno gridato slogan contro le Guardie rivoluzionarie: “Voi siete l’Isis in Iran”, hanno urlato i dimostranti.
“Giuriamo sul sangue dei nostri amici che resisteremo fino alla fine”, così hanno scandito i manifestanti nel chiedere la liberazione dei loro compagni. Lo mostrano diversi video pubblicati dagli attivisti del gruppo 1500Tasvir dove sono ripresi alcuni studenti di diverse università di Teheran e di altre città, impegnati a cantare slogan contro il governo e a manifestare il loro supporto alle proteste.