Il caso riguardante la scomparsa di Emanuela Orlandi, ancora avvolto in un fitto mistero, vede la sua riapertura. La sua famiglia è ancora in attesa di conoscere la verità in merito a quanto accaduto alla 15enne, quel 22 giugno del 1983.
Sono stati disposti accertamenti su vecchie e nuove piste che potrebbe portare a nuovi importanti sviluppi in merito ad uno dei gialli più intricati della cronaca italiana.
Il Vaticano, quasi 40 anni dopo la scomparsa di Emanuela Orlandi, ha deciso di riaprire il caso. Alessandro Diddi, promotore della giustizia vaticana insieme alla Gendarmeria, si sta nuovamente occupando della vicenda. Secondo quanto riportato da Adnkronos, gli inquirenti vorrebbero andare a rivedere nuovamente tutti i fascicoli, i documenti e tutte le segnalazioni dell’epoca. Tornare ad approfondire le informative e le varie testimonianze. Un lavoro particolarmente approfondito che non lasci più ombre su quanto accaduto e porti a galla qualche verità, sfuggita all’epoca, per poter mettere definitivamente la parola fine a quanto accaduto.
Emanuela Orlandi, si riapre il caso: quali sono i piani degli inquirenti
Le indagini verteranno naturalmente sulle vecchie piste, da rivedere e analizzare per accertarsi che non sia sfuggito nulla, e anche su nuove piste. Ogni singolo dettaglio, a partire da quel pomeriggio del 22 giugno 1983, quando Emanuela, figlia di un dipendente del Vaticano, scomparve nel nulla e di lei non si seppe più nulla.
La scomparsa di Emanuela
Le ultime informazioni su Emanuela, la collocano ad una lezione di musica, in piazza Sant’Apollinare. Vicino all’omonima basilica dove si scoprì, anni dopo, la presenza del corpo seppellito di uno dei capi della banda della Magliana, ‘Renatino’, ovvero Enrico De Pedis, che secondo molti fu proprio l’esecutore del sequestro. Di questa riapertura delle indagini la famiglia, – tramite l’avvocato -in un commento con l’Ansa, si è detta all’oscuro di tutto, e ha dichiarato: “Noi ne siamo all’oscuro, lo apprendiamo dagli organi di stampa ma certo è da un anno che attendevamo di essere ascoltati”.
“Siamo sicuramente contentissimi della riapertura delle indagini, ma è pazzesco che non siamo stati avvisati. Non sappiamo nemmeno su cosa stiano indagando, l’ultima denuncia che ho presentato è del 2019 e non ho avuto alcun cenno di riscontro. L’ultima volta che ho chiesto al promotore di incontrarlo è stato un anno fa. Magari hanno elementi nuovi loro e stanno procedendo ex ufficio, non lo so”. Ha aggiunto l’avvocato Laura Sgro, legale della famiglia di Emanuela Orlandi, parlando con Adnkronos.
“Abbiamo presentato tantissime istanze, ogni volta che c’era un elemento nuovo lo abbiamo rappresentato all’ufficio del promotore. A dicembre 2021 ho scritto a Papa Francesco, il quale a gennaio 2022 mi ha risposto dicendo di rivolgermi all’ufficio del promotore per mettere a loro disposizione le informazioni nuove che avevamo. Da lì il nulla”.
Le parole del fratello di Emanuela: “Spero di essere ascoltato”
“Mi colpisce la riapertura delle indagini, una riapertura improvvisa. Se è su impulso di Papa Francesco, ben venga”. Sono le parole di Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, all’Adnkronos. “Non so se è una decisione presa dopo la recente proposta di aprire una inchiesta parlamentare – continua – Magari potrebbe nascere una collaborazione tra Stato italiano e Vaticano, mancata per 40 anni. E’ chiaramente una notizia positiva e mi auguro di essere sentito dagli inquirenti”.