Domani è attesa a Roma Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione europea, per un faccia a faccia con Giorgia Meloni.
In quello che è il primo appuntamento di peso del 2023 per il premier italiano le questioni principiali sul tavolo saranno due: immigrazione e Pnrr.
Dopo la chiusura sull’accordo sul tetto al prezzo del gas, oltre alla questione ucraina che fa storia a sé, sono rimaste sul tavolo questioni legate a interessi più strettamente “italiani”.
Sul tema dei migranti è cosa nota che l’esecutivo targato Meloni sta operando di sua autonoma iniziativa sul piano interno. Il tentativo è quello di disciplinare le attività delle navi ong, col ministero degli Esteri impegnato a spingere le imbarcazioni che raccolgono i migranti in mare verso “porti sicuri” piuttosto lontani dalle zone dove abitualmente avvengono i soccorsi, al di sotto dell’isola di Lampedusa.
Un mese fa è stata indicata Livorno, di recente per due volte è toccato ad Ancona. E se Ocean Viking ha accettato, nel caso di Geo Barents non sono mancate le proteste da parte di Medici senza frontiere.
Sul piano comunitario il governo invece ha già ottenuto un successo riuscendo a far inserire il tema dei migranti nell’ordine del giorno del Consiglio europeo straordinario. Previsto però non prima del prossimo mese (9-10 febbraio). Palazzo Chigi si prefigge di accelerare su una distribuzione più organica e automatica dei migranti sbarcati nei Paesi di primo approdo.
Dalla Ue però non sono arrivati salti di gioia – anzi – per il nuovo decreto sicurezza sulle ong del ministro degli Interni Matteo Piantedosi. L’incontro tra Meloni e Von der Leyen sarà l’occasione per spiegare lo spirito del decreto: difendere, molto semplicemente, i confini esterni dell’Unione europea, fermando gli sbarchi. Anche perché, come ha ricordato sul Financial Times l’ambasciatore svedese a Bruxelles Lars Danielsson (la Svezia ha la presidenza di turno), un accordo interno alla Ue non arriverà entro il 2023.
Altro tema dell’incontro sarà il Pnrr, con l’Italia che vuole rivedere il piano alla luce del rincaro di energia e materiali. L’esecutivo vuole ritoccare anche la governance, un altro passaggio per il quale serve un’intesa con Bruxelles. Meloni ha affidato la cabina di regia per il Pnrr non più al ministero dell’Economia (a guida leghista con Giancarlo Giorgetti) ma al fedelissimo Raffaele Fitto, che ha avuto la delega ad hoc per il Piano nazionale ripresa resilienza.
Sul Pnrr, fanno sapere all’Ansa dal governo, il dialogo con la Commissione Ue appare ben avviato. Più difficile appare invece trovare una quadra sul tema dei migranti.
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