Pechino protesta contro l’imposizione dei test Covid ai viaggiatori che provengono dalla Cina. Una decisione adottata da una dozzina di Stati – tra loro anche l’Italia – e mal digerita dalle autorità cinesi che minacciano ritorsioni.
Le autorità cinesi minimizzano l’entità e gli effetti della nuova ondata di contagi nel Paese dopo l’archiviazione delle misure di contenimento seguita alle proteste popolari di fine novembre.
«Alcuni Paesi hanno messo in atto restrizioni all’ingresso rivolte esclusivamente ai viaggiatori cinesi. Questo provvedimento non ha basi scientifiche e alcune pratiche sono inaccettabili», ha detto la portavoce del Ministero degli Esteri Mao Ning che ha avvertito: Pechino potrebbe «prendere contromisure, sulla base del principio di reciprocità».
I cinesi si dicono disposti a collaborare con la comunità internazionale e a rafforzare la comunicazione per superare la pandemia, ma si oppongono alle restrizioni e definiscono «inaccettabile» il tampone obbligatorio all’arrivo dopo il boom di infezioni da Covid-19 in Cina e la ripresa dei viaggi fuori dal Paese decisa da Pechino. «Pratiche eccessive», per le autorità cinesi che con Mao Ning ribadiscono la loro irritazione per queste misure di prevenzione: «Ci opponiamo fermamente alla pratica di manipolare le misure di prevenzione e controllo della pandemia per raggiungere obiettivi politici».
Cosa sta succedendo in Cina?
Non è facile capire quale sia la situazione reale in Cina. Pechino ha ammesso i 5 mila nuovi contagi al giorno. Ma secondo alcuni analisti la cifra reale potrebbe essere molto più alta. Anche vicina al milione. A dicembre ufficialmente le vittime sono state solo 13, anche se le terapie intensive risultano quasi saturate. Del resto per le autorità cinesi in tre anni di pandemia i decessi sono stati solo 5.253. Stando alle stime dell’agenzia britannica Airfinity il conteggio dei decessi sarebbe molto più alto. Si aggirerebbe sui 9 mila morti al giorno.
Insomma, Pechina continua a minimizzare. E gli esperti cinesi – almeno quelli citati dal Quotidiano del Popolo, l’organo ufficiale del regime – parlano di effetti «relativamente leggeri per la maggior parte degli infettati».
Intanto anche in Germania i medici tedeschi chiedono un tampone obbligatorio e uniforme in tutta la Ue per chi proviene dalla Cina. C’è il timore di nuove mutazioni e nuove varianti, vista la diffusione del Covid come quella che sta avvenendo in Cina.
La nuova politica di Pechino
Pechino però continua a fare orecchie da mercante – rifiutando anche l’offerta gratuita di vaccini adattati alle varianti da parte dell’Unione europea –, più preoccupata di enumerare i benefici economici delle riaperture che hanno fattualmente archiviato la politica «Zero Covid».
Il ministero della Cultura e del Turismo ha creso noto che per le vacanze di fine anno hanno viaggiato all’interno del Paese 52, 71 milioni di cinesi (+43% rispetto al 2019). Turisti che hanno speso una cifra pari a 3.84 miliardi di dollari.