La presenza del Movimento per la vita tra i possibili destinatari di una iniziativa sociale del gruppo Alì fa infuriare «Non una di meno». Che invita al boicottaggio.
Ma non tutte le femministe pro aborto la pensano alla stessa maniera e invitano a rispettare la libertà di opinione.
«In una decina di supermercati veneti della catena Alì, per ogni 10 euro di spesa viene consegnato un gettone che consente di donare una parte di ricavato ad una delle associazioni sostenute dall’azienda la donazione non è diretta, non chiedono dei soldi, ma avviene semplicemente inserendo il gettone nella buca di una delle cassette, una per associazione, che si trovano all’uscita dopo le casse. Antiabortisti? BoiccotAlí anche tu!».
È un boicottaggio in piena regola quello lanciato sui social (Facebook e Instagram) a fine 2022 dalla sezione padovana dell’associazione femminista «Non una di meno». A scatenare l’ira delle femministe è stata la presenza del Movimento per la vita (MpV) tra le cassette delle associazioni finanziabili nel punto vendita di Padova Alì di Chiesanuova. Un peccato imperdonabile per «Non una di meno». Che ha reagito in questa maniera alla presenza del movimento pro life. Il cui “torto” è quello di voler aiutare le donne a portare avanti la gravidanza. Ad ogni modo per le femministe quella cassetta lì proprio non dovrebbe starci.
Il comunicato dell’azienda
La cassetta del MpV rientra in un progetto più generale di Ali, dal nome «We love people», col quale il gruppo periodicamente mette a disposizione mille euro di contributo. Una somma da destinare a associazioni che portano avanti progetti di utilità sociale all’interno del territorio comunale dei punti vendita che aderiscono all’iniziativa.
Il progetto al quale consegnare il denaro lo scelgono i clienti. Sono loro che, presentandosi alla cassa per pagare gli acquisti, depositano il gettone nel contenitore a tre scomparti. I consumator scelgono così il progetto che ritengono più utile, meritevole o in linea con la loro sensibilità.
L’azienda, viste le polemiche innescate da «Non una di meno», ha diffuso una nota chiarificatrice. «Da oltre 50 anni Alì opera con la mission di migliorare la vita nel proprio territorio dal 2011 abbiamo attivato il progetto di promozione sociale We Love People volto a sostenere le realtà associative del nostro territorio. Il progetto è attivo in 31 punti vendita Alì e Alìper e solo nel 2022 siamo riusciti a sostenere, insieme ai nostri clienti, oltre 600 associazioni benefiche».
Femministe divise
Non tutte le femministe, anche pro-aborto, condividono però reazioni come quella di «Non una di meno». Come ad esempio Alessandra Brotto dell’associazione femminista Padova donne, che al Corriere del Veneto dichiara: «Premesso che Alì è un’azienda privata e premesso anche che naturalmente noi siamo ampiamente a favore dell’aborto e ci battiamo perché venga tutelato in ogni modo trovo il post molto sopra le righe».
Anche se contraria al diritto dei medici all’obiezione di coscienza («certo che mi batto perché i medici non facciano obiezione, visto che è il loro lavoro»), Brotto non condivide il radicalismo di «Non una di meno». «Se il mio vicino di casa vuole sostenere il movimento per la vita – spiega – deve poterlo fare. Se si è a favore della libertà dev’essere a 360 gradi altrimenti la battaglia non vale più».