Torna a rinfocolarsi la polemica tra il governatore del Veneto, Luca Zaia, la sanità regionale veneta e il microbiologo (adesso anche senatore del PD) Andrea Crisanti.
Terreno di scontro, ancora una volta, l’uso dei test antigenici negli ospedali e nelle Rsa da parte del Veneto.
Sulla vicenda la Procura di Padova ha aperto un’inchiesta dopo l’esposto dello stesso Andrea Crisanti, che denunciava l’affidabilità limitata al 70% dei test, e non al 90% come attestava invece il produttore Abbott Panbio. Così la Procura patavina ha indagato Roberto Rigoli, ex direttore del laboratorio di microbiologia di Treviso che dichiarò di aver testato i test antigenici, e Patrizia Simionato, allora dg di Azienda Zero che indisse la gara e assegnò l’appalto.
L’occasione del nuovo scontro lo hanno fornito le anticipazioni dell’ultima puntata di Report, entrata in possesso di alcune intercettazioni telefoniche dove Zaia si mostra infastidito dalle dichiarazioni di Crisanti e afferma: «Sono qua a rompermi i coglioni da sedici mesi, stiamo per portarlo allo schianto e voi andate a concordare la lettera per togliere le castagne dal fuoco al Senato accademico, per sistemare Crisanti!».
Perché Crisanti si è dimesso dall’Università di Padova
Dopo la diffusione della notizia, Crisanti è dimesso dall’Università di Padova. Lo ha fatto, ha dichiarato al Corriere della Sera, «perché voglio essere libero di prendere ogni decisione che mi riguarda nell’ambito dell’inchiesta, senza creare imbarazzi all’Università da una parte e senza sentirmi condizionato dall’altra».
Nell’intervista Crisanti, che ricorda di aver rotto i rapporti con Zaia già a luglio 2020 proprio per la storia dei tamponi, definisce «molto gravi» le dichiarazioni di Zaia che «testimoniano ancora una volta l’intento intimidatorio nei miei confronti». L’esperto aggiunge di stare valutando assieme al suo legale «se in queste dichiarazioni si possa ravvisare un’ipotesi di reato e se così fosse inseguirò Zaia fine alla fine del mondo, e con tutti i mezzi a mia disposizione, per inchiodarlo a qualsiasi responsabilità dovesse emergere. Questo regime intimidatorio nel Veneto deve finire».
Prosegue la “guerra dei tamponi”
Infine Crisanti ribadisce la sua posizione sulla “guerra dei tamponi” che va avanti anche prima dell’ottobre 2020, quando il virologo depositò uno studio che dimostrava l’inaffidabilità dei tamponi rapidi per lo screening del Covid. Ma la Regione Veneto ha sempre smentito l’esistenza di questo documento.
«Per forza», afferma il microbiologo, «se fosse stata presa sul serio la ricerca, peraltro pubblicata su Nature, sarebbero saltati enormi interessi economici, visto che Azienda Zero aveva speso oltre 200 milioni di euro nei tamponi antigenici». Questo malgrado lo stesso foglietto della casa produttrice ne sconsigliasse l’uso come strumento di screening. «E invece nel Veneto – affonda Crisanti – venivano usati per testare i sanitari, gli ospiti e il personale delle Rsa».