Cina, aumentano i contagi da Covid: scatta la corsa al farmaco “italiano” UDCA, che pare possa aiutare a prevenire la malattia. L’UE offre invece vaccini gratis.
In previsione delle ondate di Covid in Cina, dopo l’allentamento delle misure restrittive disposto nelle scorse settimane, la domanda del farmaco generico per il fegato, ovvero l’acido ursodesossicolico (UDCA), è aumentata notevolmente. Una situazione emblematica, questa, dato che tre anni fa la Cina proibì l’export della sua produzione di prodotti farmaceutici, proprio quando l’Europa e l’Italia erano travolte con la massima violenza dalla prima ondata della pandemia. Al tempo stesso, i produttori europei affermano di non essere in grado di soddisfare l’ingente richiesta del Paese, mentre gli esperti mettono persino in guardia sulla limitata natura dello studio che mostrerebbe l’efficacia del farmaco in questione.
L’UDCA, ingrediente di base che viene prodotto anche in Italia, è infatti un farmaco pensato e sviluppato per sindromi del tutto diverse, principalmente per il trattamento dei calcoli biliari e per le malattie del fegato. Allo stato attuale delle cose, con un aumento continuo di contagi da Covid, però, in Cina questo prodotto “made in Italy” per metà è richiestissimo, nella speranza che possa in qualche modo rivelarsi la panacea contro il virus che da due anni tiene ormai sotto scacco il mondo intero.
Se da un lato l’UE si è offerta di inviare vaccini anti Covid-19 gratuiti alla Cina, così da aiutare Pechino a contenere un focolaio di massa della malattia scoppiato poco dopo l’allentamento delle misure restrittive, dall’altra il Paese chiede ai produttori esteri l’invio di un farmaco ricercatissimo.
Si tratta dell’acido ursodeossicolico, un principio attivo per il quale un’azienda italiana, la ICE (Industria Chimica Emiliana), è prima produttrice al mondo. Indicato per sindromi epatiche e biliari, a scatenare una così alta richiesta da parte di Pechino è stato uno studio pubblicato su Nature.
Il 5 dicembre, sulla rivista scientifica Nature, due ricercatori dello Stem Cell Institute di Cambridge, Teresa Brevini e Fotios Sampaziotis, hanno infatti pubblicato un paper che contiene alcuni “indizi” in merito al trattamento della malattia di Covid-19 da parte del farmaco. Nello specifico, lo studio evidenzierebbe come vi sia possibilità che l’UDCA aiuti a prevenire l’infezione e a rendere i sintomi meno gravi.
Al tempo stesso, però, i ricercatori spiegano anche che non vi sono al momento prove conclusive in merito all’efficacia del farmaco in tal senso. Servono, infatti, studi clinici più approfonditi e strutturati, senza contare che l’UDCA non può comunque sostituire in alcun modo la vaccinazione.
Dati gli alti numeri provocati dalla pandemia a Pechino, però, i medici cinesi hanno cominciato a prescrivere l’acido ursodeossicolico ai pazienti malati, a rischio e persino a quelli sani. Con il farmaco che è andato letteralmente a ruba, le case farmaceutiche cinesi che assemblano il principio attivo hanno visto crescere le loro azioni in borsa. Mentre per far pronte all’ingente domanda, Pechino si rivolge anche alle aziende straniere.
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