Rinunciare alle cartelle esattoriali sotto i 1000 euro, come vuole il Governo Meloni, potrebbe causare gravi danni ai Comuni in particolare a quelli già indebitati. Sulla scelta protesta l’Anci, Roma e Milano fanno sapere che si opporranno alla decisione.
La decisione del Governo Meloni di inserire nella nuova legge di Bilancio lo stralcio delle cartelle esattoriali fino a 1.000 euro comprese tra il 2000 e 2015, rischia di mettere in grave difficoltà i comuni italiani. Il testo è attualmente al vaglio del Senato dopo l’approvazione da parte della Camera giunta la vigilia di Natale, ma dovrebbe arrivare l’ok entro il 31 dicembre.
Secondo il viceministro dell’Economia Maurizio Leo la scelta deriva dal fatto di “instaurare un rapporto con il fisco non più conflittuale” e di smaltire buona parte dei crediti con l’Agenzia delle Entrate. Perlopiù si tratta di vecchie multe non pagate che coinvolgono circa 19 milioni di italiani. Il 90% di queste imposte viene riscosso direttamente dai Comuni e costituiscono una parte importante del loro bilancio, soprattutto nel Sud Italia. Secondo una stima a Napoli lo scorso anno è stato pagato solo il 15,9% delle sanzioni, a Roma il 35,2% mentre a Milano si arriva fino al 55%.
Su questa decisione protesta vivamente l’Anci, Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, rappresentata dal suo presidente Antonio Decaro, sindaco di Bari. Per Decaro la mancata riscossione aggraverebbe la condizione delle casse comunali aggravate dai dissesti finanziari per un totale di 350 milioni di euro. Il Governo pensa di intervenire lasciando agli stessi Comuni la decisione di esigere il credito o optare per la rinuncia. Per Alessandro Canelli, sindaco di Nova e presidente della Fondazione dell’Anci Ifel (Istituto per la finanza e l’economia locale), invece “ognuno farà i suoi calcoli: posso essere d’accordo con la cancellazione, ma se non mette a rischio i fondi del Comune”. E comunque “bisognerà vedere bene cosa dice la norma: perché se le somme stralciate sono poi da recuperare in 5 anni, si rischia di dover cercare quelle cifre altrove“.
I dipendenti dei Comuni sono attualmente al lavoro per fare i calcoli su quanto costerebbe la rinuncia. Da Roma il sindaco Roberto Gualtieri ha dichiarato che la Capitale non rinuncerà alle multe, in quanto il costo per la città arriverebbe a ben 240 milioni di euro. Dello stesso avviso Beppe Sala, sindaco di Milano, il quale dichiara che la sua scelta serve a “garantire l’equità nei confronti di quei cittadini, la maggioranza, che hanno pagato per tempo i tributi e le sanzioni“.