La Cina archivia la rigida politica contro il virus iniziata nel 2020 e fa cadere le restrizioni più pesanti sui viaggi in entrata e in uscita dal Paese.
Sulle nuova “policy” di Pechino pesa però l’incognita della nuova ondata di contagi che sta mettendo a dura prova il sistema sanitario cinese.
Con l’8 gennaio cadrà anche l’ultimo caposaldo della politica «Zero Covid» portata avanti da Pechino a partire dal 2020. Da quella data infatti sarà possibile entrare in Cina senza rimanere chiusi per una settimana all’interno di un Covid Hotel. Basterà soltanto presentare un tampone negativo risalente a 48 ore prima della partenza per la Cina.
E non solo: Pechino allarga le maglie anche per i cittadini cinesi, annunciando che sempre dall’8 gennaio riprenderanno le emissioni e i rinnovi dei passaporti per l’estero. Nel 2019, ultimo anno pre-pandemia, i cinesi che avevano viaggiato nel mondo erano stati circa 155 milioni (che avevano speso 127 miliardi di dollari). Questo prima che ad aprile 2020 il governo, dopo aver spento l’ondata di Covid a Wuhan, non chiudesse de facto le frontiere con l’introduzione di rigidissime restrizioni all’entrata e all’uscita dal Paese. Il rilascio dei passaporti da allora in avanti sarebbero stato sospeso «salvo per attività essenziali».
L’inversione di rotta di Pechino
Con l’8 gennaio le cose cambiano, col «liberi tutti» in entrata e in uscita dalla Cina. Una notevole inversione di marcia su cui pesa però l’incognita della nuova esplosione di contagi nel Paese asiatico. Secondo gli analisti sanitari occidentali (come quelli della britannica Airfinity) i morti per la nuova ondata di Covid avrebbero superato la soglia dei 5 mila al giorno. Le stime degli esperti britannici prevedono altre due grandi ondate, con picchi da 3,7 milioni di infezioni giornaliere a metà gennaio e 4,2 milioni di contagi quotidiani a marzo.
Ufficialmente le autorità sanitarie della Repubblica popolare cinese non diffondono dati sui contagi né sulle morti. Un documento interno della Commissione sanitaria centrale trapelato sul Twitter cinese (Weibo) stima però che alla data del 20 dicembre i contagi avessero toccato quota 250 milioni (quasi un cinese ogni cinque). Per la grandissima parte (i 90%) si trattava di casi asintomatici o paucisintomatici, con lievi malesseri. Ma il 10% di pazienti con la forma seria della malattia costituisce già una pressione fortissima sul sistema ospedaliero cinese.
Il Partito-Stato però ha deciso di allentare la stretta sul regime sanitario di “tolleranza zero” sul Covid, fatto di lockdown a ripetizione, quarantene, tamponi giornalieri. E la stampa statale cinese registra con soddisfazione che già mezz’ora dopo l’annuncio del «liberi tutti» da parte di Pechino le ricerche di aerei e destinazioni turistiche per l’estero si sono già decuplicate rispetto al 2021.
Le località estere più gettonate dai cinesi? Giappone, Thailandia, Sud Corea, Macao e Hong Kong. C’è voglia di recuperare il tempo perduto, Covid permettendo. Attualmente i voli internazionali da e per la Cina sono circa l’8% rispetto a quelli del periodo pre-Covid..