Una storia sconcertante di povertà estrema e marginalità sociale, con una giovane coppia costretta a non riconoscere il figlio perché vive in condizioni di miseria.
Così una ragazza di 23 anni ha deciso di lasciare in ospedale il bimbo appena dato alla luce. Sulla vicenda interviene anche il ministro Roccella con un post sui social.
«Fra le storie che il Natale ci racconta c’è stata in queste ore quella di Sabrina e Michael, giovani genitori in condizioni di difficoltà economica estrema. La ragazza, nel dare alla luce il suo bimbo nato prematuro, ha scelto di lasciarlo in ospedale senza riconoscerlo».
È la storia di una coppia senza fissa dimora del Milanese che non ha riconosciuto il figlio appena dato alla luce per la condizione di povertà estrema in cui versa. Una vicenda sulla quale la ministra per la Famiglia Eugenia Roccella è intervenuta su Facebook con un post. La giovane mamma avrebbe detto: «Come farebbe a sopravvivere con me al gelo?».
Per il ministro una legge già c’è
«Una situazione – ha commentato la ministra Roccella nel suo post – che determinerebbe uno stato di adottabilità. Di questa vicenda non conosciamo abbastanza, solo le notizie riferite dagli organi di informazione, fra cui le parole della ragazza. Non possiamo avere la certezza che in condizioni diverse Sabrina avrebbe tenuto il bambino, sappiamo però che queste sono le motivazioni addotte. E sappiamo che sono tante le Sabrina che rinunciano alla maternità per ragioni economiche».
Infine la ministra Roccella ha chiuso il post ribadendo la sua linea di sempre sulla legge 194, una norma per lei da applicare nella sua interezza: «Non si dica che serve una legge, perché la legge c’è. È la 194, e andrebbe soltanto attuata. Perché anche tanti che a parole la difendono poi non la mettono in pratica nella sua interezza. Anche questo è un problema di libertà femminile».
La storia di una coppia di giovani senzatetto
Sabrina ha 23 anni e vive con il compagno in una tenda vicino alla stazione di un paese alle porte di Milano. La giovane non ha riconosciuto il figlio che ha partorito entro i dieci giorni previsti dalla legge. Non lo ho fatto perché convinta di non poterlo accudire: «Mi hanno dato dieci giorni di tempo per riconoscere mio figlio – ha raccontato al giornale Il Giorno -. Ma come farebbe a sopravvivere con me al gelo?». Dunque ha fatto passare il termine per riconoscere il neonato. Così il parto è diventato anonimo ed è scattata in automatico la procedura per l’adottabilità del bambino.
La 23enne vive per strada assieme al compagno Michael, di 29 anni. Agli operatori del Corpo Italiano di soccorso dell’Ordine di Malta ha raccontato di aver partorito il bimbo a inizio dicembre in un ospedale in provincia di Milano ma senza poter tenere il piccolo. La coppia ha spiegato di aver trascorso del tempo in Germania, dove il ragazzo lavorava come pizzaiolo, prima di perdere il posto. Dopo i due sono stati ad Amsterdam e a Chiasso. A Milano sono arrivati nei mesi scorsi, ma sono senza documenti. Di andare in un dormitorio, hanno detto, nemmeno a parlarne perché non intendono essere separati. «Abbiamo dormito con meno 19 gradi in Germania, al gelo, riusciremo a resistere a Milano» ha detto Michael.