Legge di Bilancio, rivalutazione delle pensioni e nuovi tagli - 21122022 meteoweek.com
Legge di Bilancio, rivalutazione delle pensioni e nuovi tagli per chi prende più di 2.626 euro. Il commento della Cida: “Penalizzato chi ha versato più tasse e contributi”.
La legge di Bilancio del governo Meloni, ancora in fase di strutturazione, prevede la rivalutazione delle pensioni. Si tratta di una norma ancora “work in progress” con la quale si vuole rivedere, almeno per il biennio 2023 e 2024, la rivalutazione automatica degli assegni pensionistici. La norma verrebbe introdotta con il terzo pacchetto di emendamenti e, sebbene non sia ancora definitiva, ha già alzato non poche polemiche per quanto riguarda le modifiche alle fasce più alte.
Confermate qualche giorno fa, però, le novità per le pensioni minime: il ministro Giorgetti ha infatti annunciato che tra i correttivi verrà trovato spazio anche per l’innalzamento delle pensioni minime a 600 euro per gli over 75.
Con l’ultima versione della norma, la rivalutazione per gli assegni fino 5 volte il minimo (circa 2.626 euro) viene portata dall’80 all’85%. Per le fasce più alte, gli scaglioni sono rivisti con una ulteriore riduzione, dal 55% al 53% per quelle tra 5 a 6 volte il minimo; da 50% a 47% tra 6 e 8 volte il minimo da 40% a 37% da 8 a 10 volte il minimo e da 35% a 32% negli assegni oltre 10 volte il minimo (oltre 5000 euro).
Nello specifico, questi saranno gli aumenti frutto delle rivalutazioni a seconda delle varie fasce pensionistiche:
Non si tratta di una rivalutazione che scatterà per tutti già da gennaio, ma per circa 4 milioni di pensionati, slitterà nei mesi successivi e sarà recuperata nei mesi successivi attraverso un conguaglio.
Secondo la Cida, comunque, si tratta comunque di un provvedimento “che tende a penalizzare proprio quanti hanno versato più tasse e contributi, sostenendo attivamente la tenuta del welfare italiano”. Secondo uno studio effettuato dalla stessa Cida, infatti, viene spiegato come tale rivalutazione delle pensioni sia “una punizione per i pensionati sopra i 2.500 euro lordi, che colpisce cioè quelli che hanno pagato di più in tasse e contributi”, e vengono avanzati addirittura “evidenti profili di incostituzionalità”.
Con la modalità di rivalutazione che viene applicata all’intera pensione e non ai vari scaglioni, si va a penalizzare ulteriormente “i pensionati con rendite oltre 4 volte il minimo applicando una incomprensibile doppia regressività”: da un lato, più la pensione è alta e minore è la percentuale di rivalutazione; dall’altro, la rivalutazione relativa al valore della rendita viene applicata all’intero importo della pensione. Secondo questo sistema, conclude Alberto Brambilla, presidente del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, per le pensioni pari a 8 volte il minimo la rivalutazione sarà pari al 40%, con un aumento del 2,92% invece del 7,3% dell’inflazione attuale.
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