La mafia mette le mani sul padel: “un business infinito”, 700 mila euro riciclati nei campi

La mafia mette le mani sul padel: “un business infinito”, 700 mila euro riciclati nei campi

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La mafia mette le mani sul padel: “un business infinito”, 700 mila euro riciclati nei campi. Le intercettazioni telefoniche tra l’imprenditore ai domiciliari e il socio.  

Un impresario è finito ai domiciliari con l’accusa di false fatture e auto riciclaggio. E a finire sotto sequestro sono in tutto 8 campi da padel, dopo un blitz della Dia nell’ambito di un’inchiesta del pm della Dda di Milano. Un’inchiesta, questa, che sorge da accertamenti su un’altra persona finita in manette (e poi condannata) nel 2010 atta a contrastare la ‘ndrangheta.

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La mafia mette le mani sul padel: un “business infinito”, 700 mila euro riciclati nei campi – meteoweek.com

Secondo quanto emerso dai rilievi eseguiti dalle forze dell’ordine, una delle aziende legate ai figli dell’affiliato già condannato per ‘ndrangheta avrebbe dunque preso parte “alla realizzazione di otto campi di padel del valore di circa 700mila euro, all’interno di un Centro Sportivo comunale e assegnato in concessione ad una società dilettantistica milanese“. Un giro di soldi riciclati, questi, che sono stati investiti in un affare – quello del padel – definito dallo stesso impresario come “potenzialmente infinito”.

Agganci e contatti nella PA, il “business infinito” del padel

Sono stati costruiti in modo abusivo quegli 8 campi da padel, e il socio dell’impresario finito in manette, M. Molluso, se ne lamenta direttamente con l’assessore allo Sport Martina Riva. “Ieri è venuta l’urbanistica a vedere, sai che noi abbiamo fatto la sanatoria per i padel perché era una vecchia autorizzazione edilizia. Non so se tu sai questo particolare”. L’assessore replica con un “no”, mentre l’altro incalza: “Era una vecchia autorizzazione edilizia aperta nel 2019. Quindi io, o andavo per le vie legali contro lo sportello unico, o facevamo i padel in sanatoria. Una caz**** voglio dire, non abbiamo costruito nulla se non convertire un campo a sette in campi da padel, punto. Lo fanno tutti a Milano”. “Sappi Martina che io sono stremato. Poi ieri è arrivata l’urbanistica, sembrava fossi un delinquente…”, ha poi proseguito P. Gatti.

Una conversazione telefonica, questa, che sebbene non contenga nulla di “penalmente rilevante” (sia l’assessora Riva che il socio di Molluso, si sottolinea, non sono indagati), può comunque mettere in luce, secondo gli inquirenti, “l’allarmante capacità di estendere il sistema illecito in aree imprenditoriali sempre più numerose e diversificate giungendo a introdursi nella gestione degli spazi pubblici”.

Le indagini hanno portato a contestare a Molluso l’accusa di “emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e autoriciclaggio”, e avrebbe fatto emergere i legami dell’imprenditore 39enne di Buccinasco con gli ambienti della ’ndrangheta. Molluso è infatti nipote del boss Giosofatto (condannato nell’inchiesta Infinito del 2010) e di Francesco, detto “don Ciccio”.

Secondo gli inquirenti l’investimento da 700 mila euro nei campi da padel di Molluso deriverebbe dai soldi ricavati dall’impresario con una serie di false fatture per lavori mai eseguiti dalle sue aziende. “Dietro questo ca*** di padel c’è un business infinito. In teoria per i prossimi 8-10 anni è tutto a salire”, si sente dire in una intercettazione dallo stesso Molluso.

Per il gip, “appare evidente la sussistenza di un nesso causale tra l’acquisizione di somme derivanti dagli illeciti fiscali e la successiva destinazione all’impianto sportivo nonché al pagamento dei materiali e delle prestazioni d’opera”. Pare inoltre che nei cantieri era spesso presente anche lo zio del 39enne, Giosofatto Molluso.
Sembra inoltre siano coinvolti anche alcuni cugini e figli dei due boss per dei lavori effettuati all’interno della struttura, e pare che gli investigatori abbiano rilevato anche dei contatti all’interno della pubblica amministrazione – in riferimento a un funzionario del settore Sport del Comune, del quale Gatti e Molluso parlano in alcune intercettazioni.