Secondo una ricerca dell’Istat, in tredici anni, tra il 2007 e il 2020 gli stipendi netti degli italiani, sono scesi nettamente.
Oltre alla discesa degli stipendi, in più ci si mette l’inflazione galoppante che rischia di alimentare tensioni sociali non indifferenti.
Mentre in Europa negli ultimi anni gli stipendi sono aumentati, in Italia sono nettamente diminuiti. Un calo certificato dall’indagine Istat “Reddito e condizioni di vita” nel 2021. La ricerca ha messo a confronto il costo del lavoro nel 2007 con quello registrato nel 2020.
I risultati dell’istituto di statistica dicono che gli stipendi netti degli italiani in 13 anni sono diminuiti del 10%. Un calo che va sommato all’attuale calo del valore reale degli stipendi causato dall’inflazione. I contributi sociali dei datori di lavoro, dice l’Istat, sono calati del 4%, anche per l’introduzione di misure di decontribuzione, mentre sono rimasti essenzialmente invariati i contributi dei lavoratori. Sono invece aumentate (in media del 2%) le imposte sul lavoro dipendente, che gravano sulle imprese.
Cuneo fiscale e costo del lavoro
Dall’analisi dell’Istat emerge poi che il cuneo fiscale, cioè la differenza tra il costo effettivamente sostenuto dal datore di lavoro e la retribuzione netta del lavoratore è mediamente pari a 14.600 euro e incide sul costo del lavoro per il 45,5%. Rimane dunque alta l’incidenza di contributi e imposte sul costo del lavoro, anche se ridotta del 5,2% rispetto al 2019. La componente più elevata sono i contributi sociali dei datori di lavoro (24,9%), mentre il 20,6% residuo è a carico dei lavoratori, il 13,9% sotto forma di imposte dirette e il 16,7% di contributi sociali.
L’indagine documento come nel 2020 il costo medio del lavoro – al lordo delle imposte e dei contributi sociali – sia stato pari a 31.797 euro, il 4% in meno rispetto al 2019. Mentre la retribuzione media del lavoratore mediamente è stata pari a 17.335 euro, poco più della metà (54,5%) del costo totale del lavoro.
Quanto guadagnano gli italiani
Sempre nel 2020, segnala l’Istat, il 75% degli stipendi non andava oltre i 30 mila euro all’anno. La metà dei redditi lordi individuali si aggira infatti tra i 10 mila e i 30 mila euro annuale. Più del 25% (uno su quattro) dei redditi è inferiore ai 10 mila euro, mentre soltanto il 3,7 di lavoratori guadagna più di 70 mila euro all’anno.
Per quanto riguarda il reddito medio da lavoro autonomo, questo è pari a 24.885 euro annuali, circa il 6% in meno rispetto al 2019. Per le partite Iva e affini le imposte incidono per il 14,1% e i contributi sociali il 17,4%.