Il titolare di un agenzia di moda che gestiva modelle è stato condannato per due episodi di violenza sessuale nei confronti di ragazze, una di loro era sedicenne al tempo dei fatti. La difesa ha parlato di invenzioni, ma il giudice ha condannato l’imputato a una pena maggiore di quella richiesta dall’accusa.
Ha ricevuto una condanna maggiore rispetto a quella chiesta dall’accusa Vincenzo Lamberto, responsabile di avere commesso violenza sessuale ai danni di due giovani ragazze che si erano recate per lavorare nella sua agenzia. Una di loro era addirittura minorenne al tempo dei fatti.
Lamberto era titolare di Pubblistar a Gorlago, comune in provincia di Bergamo, dove gestiva delle modelle per campagne pubblicitarie. Per i reati commessi ha ricevuto una condanna a 9 anni e mezzo di reclusione dal giudice Giovanni Petillo. L’accusa ne aveva chiesti 8, la difesa invece ha optato per l’assoluzione con formula piena in quanto il responsabile ha sempre negato. Lamberto non era in aula al momento della lettura della sentenza.
I fatti risalgono al 2018, l’uomo violentò la minorenne che aveva allora sedici anni dopo essersi fermata a dormire nella stessa agenzia. La ragazza ha poi raccontato alla madre quanto accaduto, le due si sono poi recate al vicino posto di polizia e in ospedale dove i sanitari hanno certificato l’avvenuta violenza a causa dei dolori e degli arrossamenti nella parte intima della giovane. L’altra ragazza allora 21enne invece denunciò nel 2017, la violenza avvenne durante il colloquio e mentre il fidanzato di lei attendeva fuori. Si era proposta per servizi di pulizia nei locali dell’agenzia. Altre aspiranti modelle, sentite dal pm e dalla difesa, hanno invece detto di non avere mai subito alcun abuso.
La difesa, presa in carico dall’avocato Federico Viviani, ha fatto una dura opposizione parlando di circostanze false, di bugie, di condizioni inverosimili nelle quali sarebbero avvenuti gli atti. Per l’avvocato la madre della sedicenne agì falsamente come reazione al rifiuto di Lamberto di inviare gratuitamente i book fotografici della ragazza e avendola rifiutata di farla lavorare in agenzia in quanto troppo giovane per questo tipo di realtà. “Le persone che hanno denunciato o riferito comportamenti sospetti non c’entrano nulla l’una con l’altra, e nemmeno le denunce traggono forza l’una dall’altra. Il pm ha anche sentito altre ragazze e nessuna ha detto nulla. Anzi, c’è chi si è detta sorpresa dalle accuse mosse al mio assistito” aveva detto in aula l’avvocato. Ma il giudice non gli ha dato ragione.