Si va verso lo “spegnimento” graduale di Spid. ha fatto sapere un esponente del nuovo esecutivo targato Giorgia Meloni.
Sono 33 milioni i cittadini italiani che possiedono una identità digitale Spid, che permette loro di avere accesso ai servizi online delle amministrazioni pubbliche per fare pagamenti, iscrizioni, ottenere bonus.
Lo scorso sabato, nel suo intervento al decennale di Fratelli d’Italia a Roma, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione tecnologica Alessio Butti ha dato voce – come riporta Adnkronos – al proposito di «spegnere gradualmente Spid che raccoglie una serie di identità digitali e facilitare l’azione delle nostre imprese e dei cittadini con la Pubblica amministrazione. D’accordo tutti dobbiamo cominciare a spegnere lo Spid e avere la carta d’identità elettronica come unica identità digitale».
Per chi non avesse Spid, ricordiamo di che si tratta. Per farlo bisogna partire dalla Carta di identità elettronica (Cie): già attivata da oltre 32 milioni di persone, rappresenta l’evoluzione della carta di identità cartacea. Visivamente si presenta come una carta di pagamento, con due microchip che contengono i dati personali del titolare della carta e le informazioni utili per identificarsi online.
Oggi per accedere al sito di Inps o a quello dell’Agenzia delle entrate, ad esempio, si può utilizzare tanto lo Spid quanto la Cie. La carta di identità elettronica però ha un livello di sicurezza superiore. In entrambi i casi ci si può autenticare rapidamente col cellulare: è solo questione di inserire i codici o di accostare la carta allo smartphone. Chi la usa da pc fisso invece deve essere munito di un apparecchio in più, ovvero un lettore di smart card con un software apposito.
Cosa succederà con lo “spegnimento” dello Spid
Le parole di Butti lasciano intravedere l’intenzione di lasciare la Cie come unico mezzo per autenticarsi sia online che offline. Si tratta di una idea, quella di unificare i due strumenti, dando le credenziali Spid a chi si dota della carta di identità elettronica, e far gestire tutto dallo Stato, già avanzata dal governo Conte II e dalla ministra per l’Innovazione Paola Pisano.
Cosa succederà dunque? Lo ha spiegato lo stesso Butti in una lettera indirizzata al direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana, dove ha spiegato che l’obiettivo non è quella «eliminare l’identità digitale, ma averne solamente una, nazionale e gestita dallo Stato (proprio come quella che gli italiani portano nel loro portafogli dal 1931)».
Si tratta di un piano analogo a quello pensato da Pisano, che prevedere di rilasciare la Cie «da remoto, a costo zero e in 24 ore, e per garantirne la sua usabilità, attraverso soluzioni semplici almeno quanto lo Spid. Nei prossimi mesi occorrerà coinvolgere i fornitori di identità digitale». Ovvero i cosiddetti Identity provider che erogano lo Spid (Poste perlopiù, ma anche altri come Aruba, Tim, Intesa). E occorrerà anche individuare un gestore pubblico. Non si tratta dunque di far sparire 33 milioni di identità digitale già attive, ma di farle migrare nel progetto Cie gestito dal pubblico.