Shabbar Abbas si scaglia contro la troupe della trasmissione televisiva che gli aveva rivolto alcune domande sulla scomparsa della figlia.
La reazione dell’uomo, arrestato più di un mese fa in Pakistan, è stata violenta.
Fari sempre puntati su Shabbar Abbas, il padre di Saman, la 18enne pakistana scomparsa da casa sua nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio 2021 a Novellara, in provincia di Reggio Emilia. Ci sono pochi dubbi ormai sul fatto che la ragazza sia stata uccisa dai familiari per aver rifiutato un matrimonio combinato in Pakistan.
In questi giorni sul suo corpo, ritrovato un casolare diroccato a poche centinaia di metri dall’abitazione della famiglia Abbas, nelle campagne di Novellara, si è svolta l’autopsia. Le ipotesi che si sono fatte largo sulle modalità della sua uccisione sono essenzialmente due: sgozzamento o strangolamento.
A far ipotizzare che Saman possa essere stata sgozzata c’è il taglio profondo riscontrato alla gola. Ma la mancanza di sangue sul corpo farebbe pensare che il solco sia stato prodotto da uno scollamento di tessuto avvenuto nell’anno e mezzo in cui il corpo della ragazza è rimasto sepolto dopo la morte.
Il padre incarcerato in Pakistan
Mentre proseguono gli esami sui resti trovati il 18 novembre scorso, rimane ancora in carcere in Pakistan il padre di Saman, Shabbar Abbas, dopo l’arresto dello scorso 15 novembre. Quando la figlia era scomparsa da poco più di un mese, confessò il delitto durante una telefonata con un parente: “Ho ucciso mia figlia”, ammise allora Shabbar Abbas, intercettato quando già era ritornato in Pakistan prima di essere arrestato il mese scorso.
La conversazione tra i due uomini è agli atti del processo che inizierà a febbraio a carico dei familiari di Saman. Per il delitto sono finiti a processo cinque parenti delle 18enne: i due genitori, uno zio e due cugini. L’unica ancora a piede libero, dopo l’arresto in Pakistan del padre di Saman, è la madre della ragazza: Nazia Shaheen. Da tempo invece lo zio Danish Hasnain e i cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq sono in prigione in Italia. Nel frattempo la procura di Reggio Emilia ha aperto un nuovo fascicolo d’indagine, attualmente a carico di ignoti. Potrebbe servire per approfondire eventuali complicità nell’assassinio della giovane.
La reazione violenta contro la troupe di “Quarto Grado”
Proprio in questi giorni i magistrati pakistani hanno interrogato Shabbar Abbas. Alla fine di uno di questi incontri il padre di Saman viene intercettato dalla troupe di “Quarto Grado”, che lo riprende e fa una serie di domande sulla figlia. La reazione di Shabbar è violenta: «Vai all’inferno!», urla Abbas al cameraman, provando anche, in preda all’ira, a colpirlo con un pugno.
Non riesce nel suo intento solo perché trattenuto dalle catene. Dopodiché sale nuovamente sul blindato che lo riporta alla prigione di massima sicurezza dove attualmente è detenuto.