È un racconto dell’orrore quello fatto davanti al gip dal figlio della coppia massacrata la sera di lunedì scorso a Racalmuto, nel giorno in cui il padre doveva festeggiare il pensionamento.
L’uccisione dei due genitori è avvenuta con particolare violenza, come emerge dalla confessione dell’uomo, un 34enne da tempo in cura per problemi psichiatrici.
“Ho colpito prima mia madre con la mannaia conservata in una borsa frigo in camera da letto. Gliel’ho conficcata nel collo, ma è rimasta viva. Ho continuato anche quando ho capito che erano morti dando dei colpi secchi alle mani“. Assume i contorni del racconto horror la confessione di Salvatore Sedita, il 34enne di Racalmuto che ha ammesso l’uccisione dei due genitori. Dopo essere stato sottoposto a delle terapie nel reparto di psichiatria, ha vuotato il sacco confessando tutto davanti al gip del tribunale di Agrigento, Francesco Provenzano.
L’uomo ha raccontato al giudice per le indagini preliminari di aver agito con violenza estrema perché, avrebbe detto, i suoi non lo avrebbero accettato e erano intenzionati ad allontanarlo da casa.
Nell’immediatezza dei fatti Sedita, seguito dal suo difensore legale, l’avvocato Ninni Giardina, durante l’interrogatorio di fronte al pubblico ministero Gloria Andreoli aveva fornito una versione dei fatti delirante e sconnessa nel rispondere alle domande del magistrato e dei carabinieri che riguardavano il duplice delitto dei due genitori del 34enne: Rosa Sardo e Giuseppe Sedita.
Il racconto dell’orrore
Dopo alcune terapie di natura psichiatrica, Salvatore Sedita è apparso più lucido e ha finalmente ricostruito la dinamica dei fatti. Stando a quanto ha confessato al gip, il massacro dei genitori avrebbe avuto come causa scatenante dei contrasti. Derivati dal fatto che il padre e la madre, a sua detta, non lo avrebbero mai accettato arrivando perfino a minacciare di cacciarlo di casa.
“Quando ho capito che non respiravano più ho inferto altri colpi per tranciargli le mani”, ha raccontato il trentaquattrenne. Il procuratore facente funzione della Repubblica, Salvatore Vella, ha chiesto un incidente probatorio per accertare in contraddittorio le condizioni psichiatriche dell’uomo che, stando a quanto ha fatto presente il suo avvocato, già da diversi anni era in cura per problematiche di natura psichiatrica.
Salvatore Sedita ha anche accusato il padre di non averlo voluto più accompagnare a Canicattì dove doveva sottoporsi alla somministrazione di un importante farmaco. Nelle prossime ore il gip deciderà sulla misura da applicare con la richiesta di convalida del fermo. Tanto dalla procura quanto dalla difesa giunge la richiesta di collocarlo in un reparto di psichiatria.