La banda della Magliana chiamata in causa con una nota indirizzata all’Ansa. A 39 anni dalla scomparsa di Emanuela Orlandi, non si è ancora giunti a una soluzione ma emergono diversi indizi, anche trascurati
La banda della Magliana, come riporta Il Corriere della Sera, fu chiamata in causa tramite una nota indirizzata all’Ansa, in cui si accusava il gruppo di aver sequestrato Emanuela Orlandi. Questo sarebbe occorso diversi mesi dopo la sparizione della ragazza, molti anni prima che confessasse Sabrina Minardi (2008).
Si tratterebbe di un messaggio in codice (mai decifrato), che in sé conteneva messaggi cifrati. Secondo quanto riporta Il Corriere, quel messaggio, se fosse riletto oggigiorno, non sarebbe stato poi così impossibile da decifrare, cogliendo il senso di una serie di allusioni e giochi di parole. Forse, oggi, il mistero sulla scomparsa della giovane si sarebbe risolto più rapidamente.
A 39 anni dalla scomparsa di Emanuela Orlandi, emerge un documento che potrebbe anche rivelarsi chiarificatore, dunque risolutivo. È un comunicato che rivendica il rapimento della figlia del messo pontificio di Papa Giovanni Paolo II, che i sequestratori mandarono all’Ansa Milano il 17 ottobre 1983.
Si tratta di una nota il cui testo poteva sembrare inattendibile, e che dall’inizio parlava di un personaggio avvolto nel mistero, un certo “Aliz”, che veniva accusato di essere il rapitore e omicida. Non si sa se sia vero o meno, se si sia trattato di un depistaggio, fatto sta che gli investigatori, all’epoca, considerarono tale comunicato inattendibile. Tuttavia, da recenti sviluppi, le cose sembrerebbero stare diversamente. In quel comunicato, sarebbero menzionati gli esecutori del crimine, ossia la banda della Magliana.
È però doveroso fare una premessa in merito, riporta ancora Il Corriere, e cioè che la sopraccitata banda era stata menzionata nel giallo riguardante la scomparsa della 15enne solo tramite due testimonianze importanti seppur controverse, arrivate in estremo ritardo, molti anni dopo, e cioè quella rilasciata nel 2008 dall’ex amante del boss, Sabrina Minardi (ex moglie del giocatore della Lazio Bruno Giordano), e Marco Accetti, fotografo che nel 2013 fornì agli inquirenti un memoriale. Testimonianze, seppur dettagliate, sia sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, sia su quella di Mirella Gregori, tuttavia non supportate da ulteriori prove.
Ora, però, quel riscontro che sembrava non esserci, ora ci sarebbe. Il comunicato sarebbe a firma da una certo “Dragan di Slavia”, una sorta di pentito, e ai lati della seconda facciata della missiva ci sono due parole: “morte” e “Sergio”. In questa lettera c’era scritto che un certo “Aliz”, nome già emerso in una call fatta al legale della famiglia Orlandi, avrebbe assassinato l’ostaggio. C’era scritto, infatti, con esattezza:«Emanuela era brava ragazza, noi la volevamo salvare, ma voi siete stati cattivi, lei non meritava. Suo corpo forse non lo trovate più, ma è Aliz che è stato orrendo, lui non può essere un Turkesh, noi Turkesh non uccidiamo, noi buoni».
E ancora, una domanda che all’epoca sembrava totalmente assurda:«Perché non interrogare giocatore calcistico di Lazio, Spinozzi? È stato lui a darci Emanuela e a fornirci primo rifugio». Arcadio Spinozzi, che in quel periodo giocava nella Lazio ed era compagno di squadra di Giordano, Manfredonia ecc., non aveva assolutamente niente a che fare con il rapimento di Emanuela Orlandi.
Tuttavia, sempre secondo quanto ricostruito da Il Corriere della Sera, Aliz apparirebbe come un’anagramma non completo della parola “Lazio”, la squadra in cui militava l’ex marito della Minardi, che poi sarebbe divenuta nota per essere stata amante del boss De Pedis.
Quindi, secondo il quotidiano, Aliz potrebbe essere stato un sinonimo de la banda della Magliana. In quel periodo, l’Ansa sintetizzò un’altra porzione della missiva:«Questo Aliz gli avrebbe fatto conoscere Alì Agca pochi giorni prima dell’attentato al Papa e anche ‘colui che chiamate venerabile’ e che Aliz stesso avrebbe fatto scappare…».
E il Corriere precisa ancora, scrivendo:«I rapitori della Orlandi tirarono in ballo il Lupo grigio e Licio Gelli, comunicando sotto codice che la banda della Magliana (“Aliz”) aveva avuto contatti con entrambi? Si voleva forse alludere a un supporto logistico della ‘mala’ romana (politicamente di destra) al neonazista Agca nei giorni precedenti l’azione di piazza San Pietro? E analogamente: si intendeva rimarcare un aiuto fornito dalla stessa holding criminale al capo della P2 per farlo evadere dal carcere ginevrino di Champ-Dollon, cosa che in effetti era accaduta il 10 agosto 1983?».
Un mistero che da 39 anni lascia il nostro Paese col fiato sospeso e che forse potrebbe arrivare finalmente a una soluzione.