Qatargate, mazzette e intrecci con gli eurodeputati: il compagno di Eva Kaili per ore sotto il torchio del pm

Il compagno della politica greca sentito per ore dal pm belga. Per due mesi i magistrati hanno “congelato” il blitz.

Emergono altri dettagli sul Qatargate, lo scandalo delle mazzette per “ripulire” l’immagine dell’emirato del Golfo che rischia di travolgere l’Europarlamento.

Francesco Giorgi con la compagna: la vice presidente Eva Kaili – Meteoweek

Sembra infatti che i magistrati belgi abbiano rinviato di rinviare di quasi due mesi gli arresti, malgrado avessero in mano tutti gli indizi per procedere. Una scelta, quella di posticipare il blitz, che si spiega solo con nuovi elementi chiave e urgenti che li hanno convinti a cambiare i piani all’ultimo.

Sabato l’interrogatorio del 35enne Francesco Giorgi, arrestato il giorno prima dalla polizia giudiziaria (non si esclude che siano state proprio le sue parole al telefono col padre della compagna Eva Kaili a far scattare la «flagranza di reato» che ha permesso di perquisire la residenza della vicepresidente, bypassando lo sbarramento dell’immunità parlamentare), è durato circa una decina di ore. L’ex istruttore di vela ha dovuto rispondere al fuoco di fila di domande del giudice istruttore Michel Claise, che ha dovuto rinviare al giorno dopo le audizioni degli altri arrestati.

Conti sequestrati e case perquisite

I magistrati cercano conferme al fiume di tangenti e regali principeschi che dal Qatar – in parte anche dal Marocco – sarebbero pervenuti alla all’ong Figth impunity, creata nel 2019 da Antonio Panzeri e che nel consiglio onorario poteva vantare, prima che si dimettessero dopo lo scoppio dello scandalo, diverse personalità eccellenti (ex premier, premi nobel, ex commissari). L’inchiesta sul più grande giro di corruzione della storia del Parlamento europeo (sequestrato finora più di un milione e mezzo di euro) si è allagata fino alla Lombardia dove, su richiesta di Eurojust, la Procura di Milano ha acquisito conti e perquisito case e uffici per ricostruire l’entità del patrimonio della famiglia Panzeri e di Francesco Giorgi.

Il decreto di perquisizione, riporta il Corriere della Sera, indica però la data del 19 ottobre. Già allora i magistrati belgi avevano pronta la richiesta di arresti, poi “congelata” fino al 7 dicembre quando, integrata con altra documentazione, è giunta a Milano a due giorni dall’operazione di Bruxelles. Uno scarto temporale che fa pensare che le basi dell’accusa in questi due mesi si siano arricchite di ulteriori elementi.

L’inchiesta potrebbe allargarsi

Le voci si rincorrono in questi giorni concitati. Si parla dell’ex assistente di un parlamentare che avrebbe fatto scattare le indagini dopo che le era stato negato il rinnovo del contratto. Attualmente, riporta sempre il Corriere, collaborerebbe con Andrea Cozzolino (PD), non coinvolto nell’indagine, ma soprattutto in passato avrebbe collaborato con Panzeri. Che, direttamente o indirettamente attraverso l’assistente, avrebbe poi corrotto Eva Kaili.

Un intreccio che è un altro dei temi del lungo interrogatorio di Giorgi. Dove si è parlato non solo delle mazzette transitate attraverso Panzeri, ma anche di altri «membri che lavorano nel Parlamento Europeo». Come vengono definiti dall’accusa con una specificazione che fa presagire altri sviluppi nell’indagine.

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