Decreto anti rave: semaforo verde al Senato, adesso tocca alla Camera

Il decreto Rave passa al Senato, adesso dovrà essere approvato alla Camera. Tiene la maggioranza malgrado qualche crepa interna.

Dalle opposizioni si levano forti le critiche per l’approvazione di un testo che al suo interno contiene materie anche molto differenti tra loro.

Semaforo verde in Senato per il decreto anti rave, che supera il primo banco di prova a Palazzo Madama con 92 sì, 75 no e un astenuto. Adesso il decreto passa alla Camera, dove è attesa una rapida approvazione per il testo modificato in alcuni passaggi sostanziali dopo le polemiche delle scorse settimane.

Per alcuni membri della maggioranza di governo (soprattutto di Forza Italia), infatti, avrebbero potuto esserci problemi di incostituzionalità. Ma adesso, malgrado l’alzata di scudi delle opposizioni, il giro di vite sui party clandestini e l’allentamento della norma cosiddetta «spazzacorrotti» si apprestano a essere convertiti in legge.

Il mancato voto della capogruppo di Forza Italia Licia Ronzulli — contraria all’inserimento nel decreto del reintegro dei sanitari sospesi perché non vaccinati e dello stop alle multe inflitte agli over 50 che non avessero ottemperato all’obbligo vaccinale — aveva fatto sorgere qualche interrogativo sulla tenuta della maggioranza. Ma alla fine la tenuta c’è stata. I numeri per l’approvazione sono rimasti in linea con quelli attesi, al netto di qualche defezione.

Cosa contiene il decreto

Nel decreto infatti ci sono materie eterogenee. In primo luogo il giro di vite sui rave: carcere da tre a sei anni e multa da 1.000 a 10 mila euro per «chiunque organizza o promuove l’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati» ai fini di intrattenimento quando ciò mette a rischio «l’incolumità pubblica» o diventi occasione di consumo di droga.

Ma c’è spazio anche per il cosiddetto ergastolo ostativo. Col decreto vengono ammessi ai benefici penitenziari anche i condannati per reati contro la pubblica amministrazione (come concussione, corruzione e peculato) anche nel caso in cui non abbiano collaborato con la giustizia. Modificata la cosiddetta legge «spazzacorrotti», cavallo di battaglia dei Cinque Stelle.

Le critiche delle opposizioni

Soddisfazione nella maggioranza di governo, rabbia e amarezza nell’opposizione. «Abbiamo votato contro il dl Rave: una norma scritta male, lesiva del principio di tassatività e offensività, in cui dentro ci sono anche norme sui medici no-vax. Ma il dato politico più rilevante è che se dopo due mesi la maggioranza ha 92 voti, ha il fiato corto», affonda il colpo Marco Lombardo di Italia viva.

«In passato Meloni e FdI avanzavano proposte di difesa a spada tratta dell’ergastolo ostativo, addirittura di rango costituzionale. Oggi fanno l’ennesimo voltafaccia», accusano i membri della commissione Giustizia del M5S, a giudizio dei quali «due cose stanno a cuore a governo e maggioranza: la giustizia classista e securitaria della norma anti rave e l’intervento “salvacorrotti” con cui hanno cancellato un pezzo della legge Spazzacorrotti». Strali anche dal Partito democratico, che con la vicepresidente del Senato Anna Rossomando punta il disto sul «garantismo di facciata della destra».

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