Gas e rifornimenti, il 2022 è al sicuro: “La nostra fortuna è la recessione economica della Cina”. Ma il 2023 potrebbe essere un anno difficile per i Paesi europei.
Il futuro energetico del nostro Paese rischia di vacillare, davanti alle tensioni scaturite dal conflitto russo-ucraino. Con lo stop dei rifornimenti proclamato da Mosca, a seguito delle sanzioni inflitte al mercato sovietico dopo l’invasione dell’Ucraina, si è temuto il rischio di dover passare l’inverno al freddo.
Ma, allo stato attuale delle cose, scampato pericolo per questo 2022. Preoccupazioni e incertezze si concentrano piuttosto sulla finestra che parte dall’autunno 2023 – dato che la stessa recessione economica della Cina, stimano gli esperti, terminerà attorno a quel periodo.
Un’analisi che fa scattare spontaneamente una domanda legittima: cosa c’entra la Cina con i rifornimenti di gas in Europa? In realtà, i continui lockdown da Covid-19 che tengono tuttora sotto scacco il colosso orientale hanno dato quanto più sollievo alle preoccupazioni per la sicurezza energetica dell’Europa di quanto non si possa immaginare.
Gas e rifornimenti: “La nostra fortuna è la recessione economica della Cina”
Se sia l’Italia che tutti i paesi membri dell’Unione Europea possono ancora dormire sonni relativamente tranquilli in merito ai rifornimenti di gas, è “merito” della condizione in cui versa ancora la Cina. La bassa domanda di gas proveniente dal colosso orientale ha infatti svolto (e continua a svolgere) un ruolo chiave nel mantenere il flusso dei rifornimenti verso l’Ue sufficiente per quest’anno.
Il tutto è dovuto alle rigidissime misure anti-Covid che il presidente cinese, Xi Jinping, sceglie ancora di voler applicare. Per gli acquirenti di gas naturale liquefatto (GNL) provenienti dall’Ue si tratta di un grosso sollievo, dato che il conseguente rallentamento economico della Cina ha liberato carichi di GNL cruciali per sostituire il gas russo – che, si ricorda, da solo forniva circa il 40% della domanda europea. Carichi, questi, che vengono direttamente dagli Stati Uniti.
Secondo quanto comunicato nel suo ultimo intervento da Ursula von der Leyen, quest’inverno l’Europa può dirsi al sicuro visto il riempimento record dei siti di stoccaggio del gas (pieni per oltre il 90%). Un immagazzinamento di volumi enormi, che è stato possibile grazie al giocoforza di diversi fattori. Primo tra tutti, indubbiamente, il clima. L’Europa quest’anno è stata colpita da un’ondata di caldo senza precedenti, che ha prolungato i suoi effetti ben oltre la stagione estiva, restituendo ai Paesi un autunno mite e, soprattutto, “energicamente” conveniente. Non è stato infatti necessario accendere i riscaldamenti troppo presto.
D’altra parte, le stesse politiche della Cina hanno giocato un ruolo importantissimo e convenientissimo per la condizione europea. Dallo scoppio della pandemia nel 2020, il colosso orientale ha infatti perseguito delle durissime misure di schiacciamento del Coronavirus, prevedendo blocchi di intere città, da test di massa, sistemi draconiani di sorveglianza e chiusura ermetica delle frontiere. Ciò ha provocato un rallentamento della crescita, con sensibile calo delle importazioni cinesi di GNL (“diminuite di un quinto”, spiega Joerg Wuttke, presidente della Camera di commercio dell’UE in Cina).
“L’Europa è fortunata che la Cina stia vivendo una grave recessione economica che durerà fino al 2023“, ha affermato Wuttke, aggiungendo che il calo della domanda dalla Cina – da sempre il più grande importatore di gas al mondo – è ora “più o meno equivalente all’intera importazione annuale di GNL della Gran Bretagna”.
La Cina, si sottolinea, ottiene i suoi rifornimenti di gas dagli Stati Uniti: alla luce di un così drastico calo di domanda delle esportazioni, la Casa Bianca ha dunque rivolto i flussi di GNL verso l’Europa. “Indipendentemente da ciò che pensi della politica cinese zero-Covid, semplicemente guardandola solo dal punto di vista delle forniture di gas europee, sarebbe molto utile se la Cina continuasse questa politica”, aveva affermato in uno dei suoi ultimi interventi Dennis Hesseling, capo del gas presso l’Energy Energy dell’UE agenzia di regolamentazione ACER.
Tuttavia, dall’Aia avvertono: “Il prossimo inverno potrebbe essere ancora più difficile“. “Vi sono alti rischi che la Russia tagli il resto delle forniture dai gasdotti, che la Cina rimuova le restrizioni del Covid e che questo riporti la sua domanda energetica sui mercati globali ai livelli pre-Covid. Quest’anno abbiamo beneficiato di un inverno estremamente caldo, ma il prossimo potrà essere diverso”, ha spiegato infatti von Der Leyen.