L’ex presidente georgiano, nemico giurato del leader del Cremlino, manda una lettera dal carcere per chiedere aiuto al presidente francese.
Il drammatico appello è stato consegnato alla corrispondente da Tblisi per il quotidiano francese Le Monde.
Si è rivolto a Macron per chiedere aiuto. L’autore dell’appello è Mikheil Saakashvili, l’ex presidente georgiano che figura tra i più acerrimi nemici di Vladimir Putin. Saakashvili è in carcere a Tbilisi, dove sta scontando una pena di sei anni.
È da qui – riporta il Corriere della Sera – che ha preso carta e penna per scrivere una lettera al presidente francese. «Ho lottato per tutta la vita per la libertà e le riforme in Georgia e in Ucraina e contro la politica imperialista russa. Putin mi considera come uno dei suoi principali nemici. Ha pubblicamente promesso di uccidermi (…) Sono stato avvelenato in prigione. Sto morendo, non ho più molto tempo».
Questo il messaggio drammatico contenuto nella lettera, preceduta dalla sigla SOS, scritta a mano e con una grafia incerta, fatta pervenire all’inviata a Tbilisi del giornale francese Le Monde. Nella lettera Saakashvili¸54 anni, spiega di aver perso già più di un terzo (40 chili) del suo peso corporeo e di non riuscire nemmeno più a rimanere in piedi.
Chi è Mikheil Saakashvili
Mikheil Saakashvili, nato 54 anni fa in Georgia ai tempi dell’Unione Sovietica, è stato uno dei protagonisti dei movimenti filoeuropeisti e antirussi. Dopo aver studiato in America e aver esordito professionalmente come avvocato a New York, Saakashvili è tornato in Georgia verso la metà degli anni ’90. A chiamarlo come collaboratore era stato l’allora presidente Chevarnadze.
Successivamente si allontanerà dal suo mentore politico per prendere parte alla “rivoluzione delle rose” del 2004. A lungo – dal 2004 al 2013 – presidente della Georgia, sotto il suo mandato – nel 2008 – Mosca invaderà l’Abkhazia e l’Ossezia del Sud, sottraendo la Georgia del 20% del suo territorio. Una guerra che molti considerano un precedente di quelle con l’Ucraina nel 2014 e nel 2022.
Nel 2015 Saakashvili è diventato cittadino ucraino e governatore della regione di Odessa, in forza di un rapporto di alleanza poi mutatosi in rivalità con l’allora presidente Poroshenko. Per Saakashvili salvare l’Ucraina voleva dire anche salvare la Georgia, perché i due Paesi fronteggiano l’identico nemico: la Russia.
Il ritorno in Georgia e l’arresto
Saakashvili è tornato in esilio a New York dopo aver rotto con Poroshenko. Infine nel 2019 il ritorno in Ucraina, richiamato dal nuovo presidente Zelensky alla guida del Consiglio nazionale delle riforme. Un anno dopo se ne torna in Georgia, dove viene arrestato nell’ottobre 2021 appena mette piede a Tblisi. Viene incarcerato con l’accusa di «abuso di potere» per la quale ha già ricevuto una condanna in contumacia a sei anni di carcere.
Ha fatto uno sciopero della fame per protestare contro la condanna, fatto che ha aggravato pesantemente le sue condizioni. E alcuni giorni fa il suo team legale ha reso pubblico un rapporto, datato 28 novembre, che documentava il suo avvelenamento. Per il tossicologo americano David Smith, «con un ragionevole grado di certezza medica, metalli pesanti come il mercurio e l’arsenico sono entrati nel corpo dell’ex presidente dopo la sua detenzione».
Per i medici autori del rapporto, Saakashvili sta ricevendo cure inutili o dannose. E rischia una morte imminente se non verrà curato in maniera adeguata. Le autorità georgiane garantiscono che Saakashvili è assistito in maniera corretta e la presidente Salome Zurabishvili, ex diplomatica francese, non ha ancora risposto alla domanda di grazia.