«Uccisa in modo feroce»: i dettagli choc sull’omicidio di Saman

Stando ai primi risultati dell’autopsia, la 18enne pachistana sarebbe stata uccisa in maniera particolarmente brutale.

Ma si attendono le conferme degli esami istologici sui resti della ragazza. Il 10 febbraio inizierà il processo a Reggio Emilia per i cinque parenti imputati del delitto.

Cominciano a emergere dettagli inquietanti sull’uccisione di Saman Abbas, la 18enne di origine pachistana scomparsa da Novellara, nella Bassa Reggiana, e assassinata nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio 2021 per aver rifiutato un matrimonio combinato in Pakistan.

La giovane sarebbe stata uccisa con modalità «feroci». A dirlo sarebbero i primi esiti dell’autopsia sui resti della ragazza ritrovati meno di un mese fa – lo scorso 18 novembre – all’interno di un casolare abbandonato a circa 700 metri dalla casa dove viveva con la famiglia. Si parla di un profondo taglio alla gola, che però potrebbe essere uno scollamento di tessuto avvenuto dopo la morte e non una lesione mortale. Un dettaglio infatti ancora non confermato dai periti, che attendono l’esame istologico, ma trapelato in queste ore dopo i primi rilievi autoptici. L’esame sul corpo di Saman è durato più di sette ore al Labanof, l’istituto di medicina legale dell’Università di Milano.

Addosso aveva i vestiti dell’ultimo video

All’ANSA l’avvocato Barbara Iannuccelli, rappresentante dell’associazione Penelope come parte civile al processo per l’omicidio di Saman Abbas, ha rivelato che la giovane indossava ancora «i jeans sfilacciati da lei sul ginocchio per essere alla moda e la felpa».

Indumenti che appaiono proprio quelli del video che la riprendeva davanti all’abitazione poche ore prima che la 18enne pachistana sparisse nel nulla. Addosso Saman, ha raccontato Iannuccelli, aveva ancora «una cavigliera e un braccialetto di quelli portafortuna colorati, ma anche un paio di orecchini. E una folta chioma di capelli», ha detto l’avvocato.

Il 10 febbraio parte il processo a Reggio Emilia

Gli avvocati delle difese e di parte civile – coi consulenti che hanno nominato – hanno assistito all’incidente probatorio. Per avere i risultati serviranno, come termine ultimo, 60 giorni. È il termine fissato dalla Corte lo scorso 23 novembre durante l’udienza di conferimento.

La data d’inizio del processo invece è fissata per il 10 febbraio, quando a Reggio Emilio si apriranno le porte dell’aula. Gli imputati a processo sono cinque: lo zio Danish Hasnain, i cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq (tutti e tre in carcere), il padre Shabbar Abbas (arrestato e incarcerato un mese fa in Pakistan, in attesa dell’udienza che decida sulla sua estradizione in Italia) e la madre Nazia Shaheen (ancora latitante in Pakistan). Per tutti ci sono le accuse di omicidio premeditato in concorso, sequestro di persona e soppressione di cadavere.

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