Insulti alla vittima e elogi al carnefice. Sui social si assiste a un inquietante ribaltamento dei ruoli tra Alessandra Matteuzzi e Giovanni Padovani.
Nel frattempo i familiari della donna barbaramente uccisa dal suo ex compagno querelano chi la diffama sui social assolvendo regolarmente il suo killer.
Anche dopo la morte non c’è pace per Alessandra Matteuzzi, la 56enne stalkerizzata per mesi, poi massacrata a martellate ad agosto dal suo ex compagno, il calciatore Giovanni Padovani. Un delitto particolarmente brutale, frutto della gelosia morbosa dell’uomo che la uccise sotto casa.
La vicenda di questa feroce uccisione è già nota e in questi mesi la carta stampata l’ha raccontata in più occasioni e sotto varie angolature. Adesso però negli ultimi tempi sta emergendo qualcosa di altrettanto inquietante – o forse ancor più, se possibile – attorno a questo delitto.
Il killer della donna, Giovanni Padovani, prima di finire in carcere aveva 270 followers su Instagram. Adesso sono aumentati di oltre cinque volte: più di 1.250, un numero che non smette di crescere. E, cosa ancor più preoccupante, tra commenti e messaggi si sta facendo largo un incredibile rovesciamento dei ruoli. Con la vittima trasformata in «una che se l’è andata a cercare» e il suo carnefice trasformato, al contrario, in una vittima «che ha la vita rovinata».
Insulti per la vittima, elogi per il carnefice
Insomma, solo giustificazioni e “assoluzioni” sul social per il killer, solo insulti per la donna brutalmente assassinata. Claudia Guasco sul quotidiano Il Messaggero riporta uno di questi messaggi. Lo ha scritto (sic!) una ragazza: «Lui 27 anni, calciatore, modello bello come il sole. Lei 60 anni, narcisista, lo ha traviato e usato in tutti i modi, se l’è fatto fino al giorno prima della sua morte per poi sparire come sempre».
La famiglia di Alessandra Matteuzzi non ci sta però a farla passare liscia a un revisionismo del genere. Tanto è vero che negli ultimi mesi i parenti della vittima hanno denunciato più di 25 persone. E in questi giorni stanno per partire altre querele. «Monitoriamo i social ogni giorno, gli hater sono diventati più subdoli, raffinati», spiega l’avvocato Chiara Rinaldi. «Dopo i commenti di insulti alla vittima, adesso giustificano Giovanni Padovani e attribuiscono a lei comportamenti che avrebbero portato l’uomo a impazzire». Qui, fa presente il legale, potremmo essere ben oltre la libertà di espressione. Siamo piuttosto nel campo del reato di istigazione alla violenza contro le donne.
Ragione per la quale il legale sta recuperando gli insulti dai social network, uno screenshot alla volta. Un lungo campionario di insulti e allusioni maligne, dove la vittima viene descritta come una mangiauomini, manipolatrice, traditrice. L’assassino invece viene descritto come una «bravissima persona», una di quelle «anime troppo sensibili» che «vengono strangolate dalla vita». Un incredibile ribaltamento dei ruoli che certo fa pensare, ancora una volta, a che razza di inferno possano diventare i social.