Conte chiede che Luigi Di Maio e gli altri fuorusciti del Movimento 5 Stelle versino il loro Tfr da parlamentari nelle casse del partito. L’ex-ministro non risponde nel merito, ma difficile che lo accontenti. L’ex-premier promette di portare la cosa in tribunale.
Che Luigi Di Maio e il Movimento 5 Stelle non si fossero lasciati benissimo era chiaro, ma che la vicenda potesse continuare ancora non era previsto da tutti. Anzi, ora Giuseppe Conte ha intenzione di presentare il conto per l’ex-ministro degli Esteri e uomo simbolo dei grillini con la minaccia di fargli causa a nome del partito.
“Perché Di Maio e gli altri scissionisti dovrebbero restituire i soldi? In virtù di un regolamento che Di Maio ha elaborato, proposto e fatto approvare dal Comitato di garanzia dell’epoca. Di Maio dovrebbe semplicemente rispettare quel che hanno scritto lui e gli altri scissionisti” afferma in un programma televisivo l’ex-presidente del Consiglio riferito alla mancata consegna al M5S del Tfr da parte Di Maio e dei parlamentari che lo hanno seguito nella sua (fallimentare) esperienza scissionista di Impegno Civico.
“Andrete in causa se non pagano?” ha chiesto Peter Gomez, conduttore del programma, a Conte. “Ovviamente non possiamo lasciar cadere la cosa. È un impegno che hanno assunto loro” ha risposto serafico il leader politico del Movimento. Conte starebbe preparando un documento che regola il trattamento economico degli ex-parlamentari del M5S, in precedenza era prevista la restituzione delle somme devolute ai parlamentari uscenti da parte dello Stato: si tratta di cifre tra i 30mila euro dei 45mila del loro Trattamento di fine rapporto (Tfr). Questo non vale per i nuovi iscritti ma per coloro che hanno aderito al M5S in precedenza, ovvero proprio Di Maio e soci.
L’ex-ministro dichiara che in questo momento non ha ancora ricevuto alcun Tfr e che non appena la riceverà “comunicherà le modalità con cui aiuterà la collettività“. In che modo non è chiaro, molto difficile però che accontenti le richieste di Conte e e del suo vecchio partito.
A rispondere a Conte ci pensa l’ex vicecapogruppo al Senato Vincenzo Presutto, passato poi a Impegno civico. “Il M5S a cui aderimmo nel 2018 non esiste più. Quello di oggi è il partito di Conte, un soggetto totalmente diverso e giuridicamente distinto da quello attuale: quindi perché dovremmo restituire a Conte questi soldi?” afferma al Corriere della Sera.Si prospetta quindi una lotta a colpi di avvocati.
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