Un “branco” di 13 attivisti di CasaPound aggredisce a colpi di catene e spranghe i tifosi marocchini che festeggiavano la vittoria della loro nazionale a Qatar 2022.
Avevano adottato la tattica della “caccia all’uomo” per colpirli, ma la fuga è fallita grazie all’intervento della Digos.
Sono tredici, undici maggiorenni e due minorenni, i militanti di CasaPound fermati a Verona. Erano loro a formare il “branco” che martedì scorso, il 6 dicembre, ha aggredito a Verona un gruppo di tifosi marocchini impegnati a festeggiare la vittoria della loro nazionale sulla Spagna ai Mondiali di calcio in Qatar.
Il gruppo dei tredici ha preso di mira i tifosi marocchini con un “raid” già messo altre volte in pratica. Una tattica, impiegata in diverse altre occasioni fuori dallo stadio Bentegodi, che prevede di sparpagliarsi per strade e vicoli e aggredire i singoli componenti di un gruppo più grande, qualora fosse impossibile da attaccare in maniera frontale. Si tratta di uno stratagemma che consente anche di sfuggire meglio agli interventi delle forze dell’ordine.
Martedì però la tattica è riuscita male al branco dei teppisti. Il centro cittadino era ben sorvegliato grazie ai controlli “rafforzati” in previsione proprio delle gare del Mondiale e degli eventuali festeggiamenti dei tifosi. Come quelli del Marocco, arrivati nella centralissima Piazza Brà verso le 19:10, alcuni di loro anche con famiglia e figli piccoli al seguito. Mentre festeggiavano e sventolavano le loro bandiere sotto la Gran Guardia si stava preparando il branco, pronto ad aggredirli. Le telecamere piazzate in diversi punti del centro hanno ripreso i teppisti mentre cercavano – inutilmente – di nascondere i volti sotto cappucci delle felpe e cappelli. Nello stesso tempo impugnavano catene e manganelli.
La polizia locale però aveva chiuso al traffico la zona al traffico, organizzando anche un cordone di protezione per i tifosi impegnati nei festeggiamenti. Da qui la scelta del branco di darsi alla “caccia solitaria”. I tredici si sono sparpagliati nelle stradine dietro Piazza Bra sbucando in via Battisti, una via limitrofa, dove erano parcheggiate alcune macchine che esponevano la bandiera del Marocco. E lì hanno cominciato a colpire le auto con spranghe e catene. Se la sono presa anche con un’auto di passaggio, spaccando i finestrini e ferendo con le schegge una donna seduta sul lato del passeggero. Dopodiché hanno cercato fuggire come fanno di solito allo stadio. Non prima di aver rifilato una manganellata in testa a una donna marocchina, che fortunatamente ha riportato solo qualche leggera ferita.
Ma il branco non aveva fatto i conti con la Digos, che li ha fermati con gli “attrezzi del mestiere” ancora in mano. Dopo averli fermati, il personale della Digos li ha portati in questura per identificarli. Alcuni di loro hanno già precedenti penali legati alla “caccia” di qualcuno da picchiare, altri hanno anche il Daspo per scontri fuori dallo stadio. Adesso la procura dovrà decidere sulle ipotesi di reato, che spaziano dalla violenza privata al danneggiamento aggravato. Non si esclude nemmeno l’applicazione della legge Mancino, per l’agguato a sfondo razziale. C’è anche la possibilità dell’aggravante associativa. Cruciali saranno i filmati delle telecamere, delle forze dell’ordine e degli stessi tifosi marocchini durante l’assalto del branco.
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