Nel periodo in cui Matteo Salvini era ministro dell’Interno, fu mandata una nota molto severa al Comune di Roccagorga. Gli standard “qualitativi e quantitativi” delle strutture erano stati bocciati.
La situazione molto seria in cui si trovano alcuni centri per migranti sotto la gestione della cooperativa della suocera e della moglie del deputato Aboubakar Soumahoro, era già nota nel 2018. Era stato il ministero dell’Interno ad appurare la cosa e poi l’Ufficio III della Direzione centrale dei servizi civili per immigrazione e asilo lo aveva sottolineato in un documento mandato al Comune di Roccagorga, in provincia di Latina.
Come riporta Repubblica, sia Karibu, sia il Consorzio Aid, a cui il ministro dello sviluppo economico Urso ha stabilito di far chiudere i battenti, e su cui c’è in corso un’indagine da parte della Procura della Repubblica di Latina, hanno proseguito nel percepire milioni di euro finché i lavoratori, che non venivano pagati da due anni, hanno contattato la Uiltucs e sono emerse vicende di minori stranieri obbligati a vivere senza mangiare, senza acqua né luce. E da lì è nato lo scandalo.
Il 31 dicembre 2019, il Viminale inviò una nota molto dura al Comune di Roccagorga, che all’epoca era guidato dalla prima cittadina dem Carla Amici. Con riferimento al piano Sprar 2014/2016, ammesso a essere finanziato, il Ministero chiarì che la seconda visita di controllo eseguita il 26 e 28 novembre 2018, aveva portato ad alcune prescrizioni per una serie di “criticità rilevate”. Il Ministero, quindi, aveva ordinato al Comune di rimettersi in linea entro 20 giorni.
Sempre in questa nota, il Viminale asseriva che dal Comune non c’erano stati riscontri a tali prescrizioni e «tenuto conto della gravità della situazione emersa», l’ente doveva conformarsi, altrimenti, gli sarebbe stata inflitta una decurtazione di 18 punti, «penalità che potrà comportare la revoca del finanziamento».
Tra le criticità che erano state riscontrate, c’erano stati il «mancato rispetto della percentuali di posti destinati al sistema di protezione indicate nella domanda di contributo» , la «mancata corrispondenza tra i servizi descritti nella domanda di contributo e quelli effettivamente erogati», nonché la «mancata applicazione di quanto previsto dalle linee guida anche in termini di standard qualitativi e quantitativi».
Come scrive ancora Repubblica, si tratta di un qualcosa che avrebbe molte similitudini con quanto raccontato da diversi migranti dopo lo scoppio dello scandalo e su cui ci sono indagini in corso da parte della magistratura.
Il Ministero dell’Interno, tra l’altro, aveva anche asserito che le criticità avrebbe potuto anche determinare «il venir meno dell’intero impianto progettuale e degli standard di accoglienza integrata». Il ministero lamentava anche il non aver trasmesso il rendiconto 2017, in quanto non c’era l’attestato del revisore «che accompagna obbligatoriamente le spese sostenute».
In quindici anni, Karibu ha percepito 15 milioni di euro per la gestione dello Sprar a Roccagorga. Per quanto concerne l’ex sindaca Amici, ci sarebbe una coincidenza, come riporta Repubblica. Nello stesso periodo in cui la donna amministrava il Comune di Roccagorga, era revisore dei conti dell’Anci Lazio e l’Anci, in quel periodo, era partner della Karibu nel progetto Perseo.
L’esponente dem, in passato fu coinvolta all’interno di un maxi processo finito in prescrizione sulla Multiservizi di Aprilia, di cui era direttore generale, per un’evasione fiscale di 23 milioni di euro circa e contributiva per 8 milioni di euro. In merito alla vicenda delle coop di suocera e moglie di Soumahoro, Carla Amici è estranea all’inchiesta, e ha tuttavia rigettato immediatamente ogni accusa oppure illazione:«Ho fatto il sindaco della comunità di Roccagorga per 10 anni e siamo stati un modello di integrazione vera anche per il Ministero degli interni».
Il capogruppo Lega in consiglio regionale, Angelo Tripodi, incalza di nuovo i dem, dicendosi «basito dal silenzio roboante sugli scandali Karibu e Aid da parte del presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, del candidato governatore del centrosinistra, nonché assessore regionale alla sanità, Alessio D’Amato, e dell’assessore regionale all’agricoltura Enrica Onorati. Migranti, anche minorenni, che sono costretti a convivere senza cibo, acqua, riscaldamento, energia. I servizi igienici sarebbero inadeguati e gli standard urbanistici non sarebbero rispettati. La Regione Lazio ha finanziato le coop, ma qualcuno ha verificato quanto accadeva nei centri? Quali controlli hanno svolto i Comuni, la Polizia locale degli enti locali e l’Asl? Tutti zitti. Il Pd non ha preso le distanze sul sistema di “accoglienza”, su cui i media hanno acceso i riflettori», ha chiosato.
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