Petrolio e gas russo, la Ue cerca il compromesso sul price cap. La presidenza ceca propone un nuovo tetto al gas russo a 220 euro per 5 giorni. Si cerca l’accordo tra gli Stati.
Era stato deciso in data 2 dicembre scorso, da parte di Ue, G7 e Australia, di fissare un prezzo massimo per il petrolio russo a 60 dollari al barile. Una soluzione che aveva trovato d’accordo gran parte dei leader, sebbene sia comunque un prezzo più alto rispetto a quanto la Russia vende già la maggior parte del suo greggio. Del resto, uno degli obiettivi principali della misura pensata dall’Occidente è quella cercare di mantenere il flusso di petrolio russo verso i mercati globali. Si tratta, tuttavia, di una proposta sicuramente meno generosa rispetto alle precedenti, a cui si è arrivati soprattutto grazie alle pressioni della Polonia e dei Paesi baltici.
Nelle scorse ore, oltre al tetto massimo, è inoltre scattato l’embargo Ue alle importazioni via mare del petrolio sempre proveniente da Mosca. L’accordo, si sottolinea, permette la spedizione del greggio russo ai Paesi terzi attraverso le navi cisterna del G7 e dell’Ue, ma solo nella condizione in cui il carico venga acquistato a un prezzo pari o inferiore al limite massimo stabilito. Il Cremlino in questo senso è stato già chiarissimo: non sarebbe infatti intenzionato a rispettare tale misura se questa lo costringesse a tagliare la produzione. E anzi, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha addirittura affermato che tale provvedimento non influenzerà l’andamento e il finanziamento della cosiddetta “operazione militare speciale”.
Ciò su cui l’Unione europea sta ancora duramente lavorando, però, è il raggiungimento di un compromesso in merito al meccanismo di emergenza per evitare speculazioni anche sul prezzo del gas russo. In questo senso, la linea dura della Repubblica Ceca ha nelle scorse ore proposto una nuova soluzione.
Difficile gestire lo spinoso problema del price cap al gas russo. Pare, in effetti, che le nazioni dell’Unione Europea siano ancora distanti sul come attuare efficacemente la misura anti-Russia. Con un papabile accordo avanzato un mese fa dalla Commissione europea, l’ultima proposta mossa dalla presidenza ceca dell’Ue avrebbe infatti fissato un tetto diverso rispetto a quanto inizialmente concordato dagli Stati.
Nel suo ultimo compromesso, la Repubblica Ceca (che detiene la presidenza di turno dell’Ue) ha avanzato l’abbassamento della soglia di 220 euro per 5 giorni rispetto ai 275 per 15 giorni suggeriti dalla Commissione europea il mese scorso. Un tetto, questo, che la maggioranza degli Stati membri (Germania e Olanda in primis) aveva fortemente criticato, e che mostra un differenziale rispetto al Gnl di 35 euro – invece dei 58 previsti all’inizio. Sempre in un’altra occasione, la presidenza ceca aveva cercato un ulteriore compromesso, proponendo agli altri Stati un tetto di 264 euro per 5 giorni con uno spread rispetto al Gnl sempre di 58 euro ma solo per 5 giorni.
Al momento, la preoccupazione maggiore degli Stati contrari al nuovo tetto massimo sarebbe quella di vedere i fornitori di Paesi terzi lasciare a secco l’Europa per vendere, a condizioni ragionevolmente più convenienti per loro, gli idrocarburi ad altre nazioni. Alcuni Stati membri, tra cui anche il nostro Paese, sarebbero invece ben propensi all’applicazione di un simile price cap, che possa quindi proteggere i consumatori e le economie nazionali dalla speculazione sui prezzi del mercato energetico.
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