Giustizia, Nordio in Senato dice basta alle intercettazioni come strumento di delegittimazione

Il nuovo Guardasigilli annuncia una riforma della giustizia capace di abbinare rigore nell’esecuzione della pena con le garanzie in campo processuale per indagati e imputati.

Un approccio condiviso anche dal governo guidato da Giorgia Meloni, che da Tirana ha supportato la relazione del ministro davanti alla commissione Giustizia del Senato.

Una profonda revisione della disciplina delle intercettazioni. Va in questa direzione il governo targato Meloni. Ad annunciarlo al Senato è stato l’ex magistrato – oggi a capo del ministero della Giustizia – Carlo Nordio. La riforma delle intercettazioni si rende necessaria, ha spiegato Nordio davanti alla commissione Giustizia del Senato, perché queste, attraverso una «diffusione selezionata e pilotata», si sono trasformate in uno «strumento micidiale di delegittimazione personale e spesso politica».

Su questo punto il Guardasigilli non ha risparmiato i toni forti: «L’obbligatorietà dell’azione penale si è tradotta in un intollerabile arbitrio», ha detto. Questo perché il pubblico ministero «può trovare spunti per indagare nei confronti di tutti senza rispondere a nessuno».

Verso una riforma del codice penale

Il nuovo titolare del dicastero della Giustizia è passato poi a illustrare quelle che saranno le linee programmatiche del suo mandato. In primo luogo l’esigenza di riformare il codice penale in senso «garantista e liberale». Una riforma che in parte, ha sottolineato, potrà essere messa in atto con la legislazione ordinaria e anche, per gli aspetti più sensibili, passando attraverso una revisione costituzionale.

Tornando sulle intercettazioni Nordio ha promesso ispezioni immediate e rigorose in caso di «violazione del segreto istruttorio». Nella sua relazione il ministro della Giustizia ha toccato anche altri aspetti. Come quello della revisione del reato di abuso d’ufficio. I sindaci premono per una riforma, col beneplacito anche del presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

Tra gli altri temi toccati dal Guardasigilli anche la «presunzione di innocenza» (che per Nordio è continuamente vulnerata), l’azione penale («arbitraria e talvolta capricciosa») e la custodia cautelare (usata «come strumento di pressione»). Non è mancato nella relazione del ministro anche un accenno alla vexata quaestio della separazione delle carriere. Nordio ha detto di trovare insensato il fatto «che il pm appartenga al medesimo ordine del giudice perché svolge un ruolo diverso».

Il dramma dei suicidi dei detenuti

Inoltre Nordio ha espresso il suo profondo rammarico per la serie di suicidi in carcere (79 da inizio 2022, la cifra più alta dell’ultimo ventennio), precisando che si batterà per evitare tagli in legge di bilancio e per far confluire sul settore penitenziario i fondi ancora disponibili. Infine il ministro ha auspicato una veloce convocazione delle Camere per arrivare a eleggere i membri laici del Csm.

In serata è arrivato anche l’endorsement del premier Meloni, che da Tirana ha definito «prioritaria» la riforma della giustizia. Il governo, ha spiegato Meloni, sposa l’approccio del ministro Nordio. Il primo ministro ha poi illustrato i due obiettivi della riforma della giustizia: assicurare in primo luogo il massimo di garanzie a indagati e imputati e, in secondo luogo, la certezza della pena. In modo da abbinare il garantismo «nella fase di celebrazione del governo» e il giustizialismo «nella fase di esecuzione della pena».

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