Trump vuole lanciare di nuovo l’assalto alla Casa Bianca per il 2024. Ma le grane in campo fiscale potrebbero rivelarsi un bel problema per i suoi progetti presidenziali.
Una bella gatta da pelare per il tycoon, non coinvolto direttamente nelle condanne. Ma l’indagine prosegue e il verdetto potrebbe rappresentare solo un primo segnale d’allarme.
È innegabile che sia stato un brutto colpo per Donald Trump, anche se non coinvolto direttamente. La Corte di New York infatti ha condannato due società della Trump Organization, la Trump corporation e la Trump Payroll corporation, per aver frodato il fisco.
Un verdetto quello della giuria, che parla chiaro sulla falsificazione dei conti aziendali, che di certo non restituisce smalto e brillantezza al profilo appannato del tycoon, con una reputazione sempre più a rischio.
Adesso il giudice dovrà fissare la pena per la frode. Per i media americani potrebbe arrivare una multa salata: fino a 1,6 milioni di dollari. Una sanzione elevata, ma che comunque non ridurrà sul lastrico la famiglia Trump né comprometterà irrimediabilmente i suoi affari. La sentenza però, oltre al danno di immagine per l’ex presidente, avrà ricadute pesanti.
In primo luogo il verdetto ha sbriciolato il muro di nebbia e opacità che finora aveva avvolto il business di Trump. L’inchiesta avviata da Cyrus Vance, procuratore del South District di Manhattan, era cominciata a luglio dell’anno scorso con la convocazione di Allen Weisselberg, 75 anni. Non un personaggio qualsiasi ma il top manager che ha passato una vita (46 anni) al servizio dell’ex imprenditore di New York. Per un anno Weisselberg ha resistito alle pressioni del procuratore. Ad agosto 2022 però la resistenza è crollata e il manager ha finito per dichiararsi colpevole di tutti i 15 capi di accusa ipotizzati dalla Procura newyorkese.
Così Weisselbgerg avrebbe ammesso di aver occultato al fisco – complice il suo collaboratore Jeffrey McConney – guadagni e benefit per circa 1,7 milioni di dollari. E tra le altre cose avrebbe nascosto anche l’affitto per l’appartamento in una delle lussuose Trump Tower di Manhattan. Per non parlare del leasing di un’auto di lusso e i soldi per pagare l’università ai nipoti. Tutti pagamenti in nero.
Confessando Weisselberg si è risparmiato almeno una quindicina di anni di galera. Ma il verdetto del principale tribunale della Grande Mela, la «Supreme Court», suona come un campanello d’allarme per l’ex inquilino della Casa Bianca. Perché nel frattempo l’indagine avviata dal procuratore da Vance è passata di mano: adesso se ne occuperà il suo successore, Alvin Bragg. L’indagine riguarda almeno tre lustri di operazioni ritenute poco trasparenti. Si parla di bilanci falsificai per avere prestiti bancari, di pagamenti illeciti come i 130 mila dollari dati alla porno star Stormy Daniels.
Un’inchiesta che dunque potrebbe non essersi esaurita, anzi. E che potrebbe salire ancora di livello arrivando a colpire direttamente il magnate e le sue aspirazioni di puntare ancora alla Casa Bianca per il 2024.
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