Spesso commercianti e professionisti si lamentano degli alti costi sostenuti per consentire ai clienti di pagare con carta e bancomat.
Che spese devono sostenere gli esercenti per mettersi in condizione di accettare i pagamenti col Pos? Cerchiamo di capirlo.
Si è riaccesa la «guerra del contante» dopo la decisione del governo Meloni di alzare a 5 mila euro il tetto e del contante e la cancellazione delle multe per gli esercenti con non accettano pagamenti digitali sotto i 60 euro.
L’Unione europea ha concentrato le sue attenzioni sull’Italia per queste misure, accusate di non contrastare a sufficiente l’evasione fiscale (uno degli obiettivi da conseguire coi fondi del Pnrr).
Quando, a partire dal 30 giugno, era state imposte le multe a chi non accettava i pagamenti elettronici (30 euro più il 4% della transazione rifiutata), diversi commercianti avevano puntato il dito sui costi maggiorati per loro. Costi aggravati non solo dal costo dell’apparecchio, ma anche dalle commissioni bancarie su ogni versamento.
Ma quanto costa effettivamente il Pos ai commercianti?
Da un lato ci sono i costi che l’esercente deve sostenere per avere in negozio il Pos, lo strumento fisico per accettare i pagamenti. Dall’altro lato ci sono i costi per le commissioni sui pagamenti.
Quanto al primo costo, va detto che esistono diversi tipi di Pos. C’è quello fisso da posizionare in cassa, quello senza fili con una base per la ricarica, il Pos mobile collegabile allo smartphone attraverso un’app. infine c’è il Pos “smart” che riunisce in sé anche la funzione di registratore di cassa.
La soluzione più semplice e “cheap” è quella di Satispay, che permette semplicemente di installare un’app installata sul proprio smartphone.
Per la gamma “Nexi SmartPos” Intesa Sanpaolo ha in promozione una soluzione che fino al 31 dicembre 2022 prevede un canone mensile di 18 euro.
Qui ci sono due possibilità: “Smart Post” (14,99 euro al mese) oppure lo “Smart Pos mini” (al costo completo di 149 euro).
Per il Pos senza fili, Unicredit ha lanciato una promozione (partita il 1° gennaio 2021 fino al 31 dicembre 2023) che permette di pagare un canone mensile di 2,90 euro (con commissioni fisse a 0,9% sul volume della transazione).
La proposta di SumUp è di un costo una tantum a partire da 29,99 fino a 149,99 euro (variabile a seconda del modello di Pos), senza alcun canone mensile.
Con Banca Sella il prezzo varia in base al volume mensile delle transazioni: 20 euro + Iva se il valore oscilla tra zero e 3 mila euro, 10 euro se si aggira fra 3 e 6 mila euro, gratis invece superati i 6 mila euro.
Le Poste offrono una versione mobile al costo di 59,90 euro + Iva e una versione fisica al canone mensile di 9,90 euro.
Quanto alle commissioni sui pagamenti elettronici, non c’è un ammontare esatto dei costi. Il costo oscilla generalmente tra zero e 2%, ma varia in base alle offerte degli operatori e a vari fattori (uno dei quali chiaramente è l’ammontare della transazione).
Anche in questo caso Satispay ha l’offerta più conveniente: completamente azzerate le commissioni per i pagamenti inferiori ai 10 euro e sopra questa soglia calcola uno 0,2%.
Intesa Sanpaolo ha annunciato a novembre che, per sostenere le Pmi, per 12 mesi azzererà le commissioni fino a 15 euro di transazione. Inoltre renderà gratuito anche il canone mensile del Pos. Mentre Nexi applica commissioni tra lo zero e l’1,89%. Ha fatto sapere però che rimborserà quelle per cifre sotto i 10 euro fino al 31 dicembre 2022.
Unicredit pretende commissioni tra l’1,75 e il 2,4%, mentre la scelta di SumUp sulle tariffe punta su un’aliquota fissa: 1,95% di commissione per i pagamenti elettronici. Invece Banca Sella applica una commissione più alta (0,95%,) sui circuiti internazionali, mentre sui pagoBancomat applica una tariffa dello 0,45%.
Infine Poste Italiane riscuote una commissione che oscilla tra il 2,8% e il 4,5% in base al circuito utilizzato. Ma ha fissato una cifra massima che va da 1,80 euro ai 3,80 euro.
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