Nel periodo a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta, il suo lavoro di corrispondente per il giornale Paris Match lo portò a passare diverso tempo in India.
Da questa esperienza e dall’incontro con Madre Teresa di Calcutta ha tratto l’ispirazione per il suo bestseller del 1985: ‘La città della gioia.
Si è spento a 91 anni Dominique Lapierre, autore di bestseller come ‘La città della gioia, ‘Gerusalemme, Gerusalemme’ e ‘Parigi brucia’. Molte opere le aveva scritte assieme a Larry Collins, morto nel 2005. Parte degli introiti derivati dalle vendite dei suoi libri sono state donate, a cominciare dal n982, all’associazione no-profit ‘City of Joy’, che avrebbe poi prestato il titolo al suo libro più famoso. In Italia le opere di Lapierre sono state pubblicate da Rizzoli e da Mondadori.
Dominique Lapierre era nato in Francia, a Chatelaillon, nel 1931. Per diversi anni è stato corrispondente di Paris Match. Negli anni Cinquanta e Sessanta, il suo lavoro di reporter lo aveva portato a soggiornare in India. Da questa esperienza ha poi tratto l’ispirazione per il suo celebre bestseller del 1985.
Autore di diversi besteller
Nel 1982, grazie anche all’appoggio di Maria Teresa di Calcutta, aveva fondato assieme a sua moglie l’associazione ‘Action pour les enfants des lepreux de Calcutta‘, a favore di scuole e centri per la lotta alla lebbra e alla tubercolosi. Il suo primo libro – che rappresentò anche il suo primo successo editoriale – fu ‘Un dollaro mille chilometri’. L’opera narra il viaggio compiuto nel 1948, ad appena 17 anni, con soltanto 30 dollari in tasca per 30 mila chilometri da un capo all’altro degli Usa. Negli States era giunto a bordo di una nave dove si era imbarcato come mozzo.
Nel suo libro più famoso, ‘La città della gioia’, Lapierre racconta la storia di un sacerdote francese attivo nei bassifondi di Calcutta. Una figura ispirata da due missionari del Prado, padre François Laborde e padre Gaston Dayanand. Tradotto in più di 30 lingue, il racconto venderà oltre 40 milioni di copie. Il regista Roland Joffé lo adatterà per il cinema da nel 1992.
L’incontro con Madre Teresa
Profondamente legato all’India e dei suoi abitanti, Lapierre devolverà il ricavato dei suoi libri a questo Paese, coi quali sono stati costruiti pozzi d’acqua potabile e curati di migliaia di lebbrosi. Nel 2011 racconterà a Radio Vaticana: “Ho distribuito diversi milioni di euro in microcredito a persone molto povere, a cui ho potuto insegnare a leggere e scrivere perché potessero diventare piccoli imprenditori e così uscire dalla loro povertà senza essere assistiti, perché potessero diventare autonomi“. Nei primi anni Ottanta andò con la moglie in una baraccopoli di Calcutta per incontrare Madre Teresa.
Dalla celebre missionaria – nonché futura santa – apprese un proverbio che diventerà anche il suo: “Tutto ciò che non è dato è perso”. La fondatrice delle Missionarie della Carità lascerà un segno profondo su di lui. “La più grande malattia oggi non è la lebbra o la tubercolosi, ma la sensazione di essere indesiderabili, rifiutati, abbandonati da tutti”, gli aveva confidato. E quando Madre Teresa nel 2016 fu dichiarata santa, Lapierre ha scritto un lungo articolo su Paris-Match per raccontare la vita della santa di Calcutta.
Tra gli altri suoi titoli vanno ricordati: ‘Luna di miele intorno al mondo’, ‘C’era una volta l’URSS’, ‘Piu’ grandi dell’amore’, ‘Mille soli’, ‘Un arcobaleno nella notte’, ‘India mon amour’, ‘Mezzanotte e cinque a Bhopal’; ‘Alle cinque della sera’, ‘Stanotte la libertà’, ‘Il quinto cavaliere’ e ‘New York brucia?’.