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Cronaca

Ottiene ricongiungimento con i figli dopo un anno, ma muore nella doccia: il sogno infranto di Annick

Dopo un anno di lunga burocrazia, riesce ad ottenere il ricongiungimento con i suoi figli: ma il sogno di Annick si infrange. Ad ucciderla un malore improvviso sotto la doccia. 

Una storia che lascia con il cuore spezzato, quella di Annick Mireille Blandine. La donna, 37enne residente a Dicomano (Firenze), era riuscita dopo un anno ad ottenere il ricongiungimento con i suoi figli, rimasti in Costa D’Avorio. Il suo obiettivo era finito nel lungo ingranaggio della burocrazia, e pare fosse finalmente in procinto di realizzarsi entro i prossimi giorni.

Ottiene ricongiungimento con i figli dopo un anno, ma muore nella doccia: il sogno infranto di Annick (foto via Il Corriere) – meteoweek.com

Fino a che un malore improvviso, purtroppo, non è intervenuto per impedire alla donna di rivedere i suoi figli. Fatale il malore sotto la doccia che se l’è portata via. E oggi, la comunità di Dicomano chiede la possibilità di poter adottare i figli di Annick.

Un sogno infranto, la proposta della comunità

Come riportato da Il Corriere, Annick Mireille Blandine era una donna di 37 anni venuta in Italia dalla Costa D’Avorio. Aveva lasciato il suo paese, salutando i suoi figli, nel 2014. Prima a Perugia, ospitata dal padre, aveva poi deciso di trasferirsi a Dicomano, in provincia di Firenze. Ed è stato qui che ha lavorato per tantissimi anni, con impegno e dedizione, per far sì che i figli (Kady e Jean Loic, di 18 e 17 anni) potessero presto raggiungerla, e trovare anche loro un futuro in Italia.

Lavorava in un albergo: si alzava tutte le mattine alle 4, e tornava a casa con il treno delle 16. Il tragitto, tra casa sua e il posto di lavoro le impiegava due ore, tra andata e ritorno. Una vita impegnativa, che che la donna dedicava all’obiettivo di poter riabbracciare finalmente i suoi figli. Aveva già organizzato tutto, sistemato la casa per aggiungere dei letti, e risparmiava quanto e come poteva per permettere al suo sogno di realizzarsi quanto prima.

Fino a che, dopo un anno di burocrazia, la sua domanda di ricongiungimento familiare – inoltrata nel 2021 – è stata finalmente espletata. Era l’11 novembre scorso, e per Annick si trattava del giorno più bello della sua vita. La notifica era arrivata anche ai figli, con l’appuntamento con l’ambasciata previsto per il 19 dicembre per il ritiro del visto d’entrata nel nostro paese. Ma il 28 novembre, purtroppo, la donna è morta. Si era alzata per andare a lavorare, come faceva tutte le mattine alle 4. Era entrata nella doccia, quando all’improvviso l’ha raggiunta un infarto. A ritrovarla senza vita, ore dopo, i soccorritori, allertati dal vicino di casa. Insolito, infatti, sentire l’acqua scorrere per tutto quel tempo, fino anche all’ora di pranzo, a casa di Annick.

Oggi a Dicomano si respira una certa tristezza, con la comunità che però ha proposto di poter adottare quei figli ormai rimasti senza madre. Il sindaco Stefano Passiatore ha annunciato la notizia sui social: “Annick muore per un malore due settimane dopo aver ricevuto il nulla osta e muore sola, senza essere riuscita a riabbracciare i figli perché ancora in corso le procedure in ambasciata”.

Sulla vicenda si è espresso e attivato anche l’avvocato Gennaro Santoro, del direttivo dell’associazione Antigone, che già stava aiutando Annick. “Ora Annick non c’è più e con lei se ne va anche il sogno di ricongiungersi con i figli che non vedeva da otto lunghi anni. Perché uno stato non può impiegare oltre un anno per un ricongiungimento familiare. Perché non può essere più veloce la morte di un diritto al ricongiungimento. Di una maledetta pratica che potrebbe essere chiusa in 30 giorni, senza tanto impegno o difficoltà”, ha raccontato Santoro attraverso un post pubblicato su Facebook. “In nome di Annick e dei suoi figli dobbiamo fare in modo che lo Stato italiano non continui a mandare alle ortiche i sogni di tante mamme che ci puliscono casa, vivono di sacrifici in nome di quel loro dolce sogno di garantire ai propri figli un futuro più dignitoso di quello che hanno vissuto sulla loro pelle”, ha poi incalzato.

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