Da Bankitalia arriva un giudizio negativo sulla manovra di bilancio del governo Meloni. C’è chi parla anche di una vera e propria “bocciatura” da parte dei tecnici della Banca d’Italia.
Diverse le critiche arrivate infatti da Fabrizio Balassone, capo servizio struttura economica di Bankitalia. Che intervenendo in audizione nelle commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato, ha formulato tutte le sue riserve sulla legge di Bilancio.
Particolarmente critico Balassone è stato sulle misure relative al tetto al contante, il Pos.
Ma non solo: «Le disposizioni in materia di pagamenti in contante e l’introduzione di alcuni istituti che riducono l’onere tributario per i contribuenti non in regola rischiano di entrare in contrasto con la spinta alla modernizzazione del Paese che anima il Pnrr e con l’esigenza di continuare a ridurre l’evasione fiscale», ha detto.
Bankitalia stima in 39,2 miliardi di euro l’importo loro della manovra. Non è escluso però che la cifra non debba essere rivista.
Quanto al contante, Bankitalia contesta il fatto che soglie alte come quella a 5mila euro «favoriscono l’economia sommersa». Questo quando invece «l’uso di pagamenti elettronici, permettendo il tracciamento delle operazioni, ridurrebbe l’evasione fiscale». Per Bankitalia le limitazioni all’uso del contante rappresentano un «ostacolo per diverse forme di criminalità ed evasione». Senza contare che anche da Bruxelles arrivano raccomandazioni che vanno in questa direzione.
Tornando sulle multe agli esercenti che rifiutano i pagamenti digitali sotto i 60 euro, Balassone ricorda che «il contante ha costi legati alla sicurezza: furti, rapine, errori materiali, assicurazioni. Le nostre stime indicano che per gli esercenti il costo del contante in percentuale del valore della transazione è superiore a carte di credito e debito».
Dopo la moneta elettronica, Bankitalia si sofferma anche su un altro aspetto critico della legge di bilancio, dove i lavoratori dipendenti risultano essere sempre più svantaggiati rispetto agli autonomi. , Balassone sottolinea, in particolare, la «discrepanza di trattamento tributario tra dipendenti e autonomi e, all’interno di questi, tra quelli sottoposti a regime forfettario ed esclusi risulta accresciuta».
L’alta inflazione, in un regime in cui coesistono la flat tax e un sistema progressivo (l’Irpef) penalizza chi è soggetto a quest’ultimo. Vale a dire che l’inflazione svantaggia maggiormente i lavoratori dipendenti.
Critiche anche alla stretta sul reddito di cittadinanza. Senza negare gli aspetti negatiti del reddito, forme di reddito minimo a sostegno delle famiglie più povere sono presenti in tutti i Paesi dell’eurozona. In questi anni, ricorda Bankitalia, il rdc ha arginato le ricadute negative della pandemia e ha sostenuto poi il potere d’acquisto, particolarmente colpito dall’inflazione. Tanto più che secondo l’Istat nel 2020 senza reddito di cittadinanza 4550 mila famiglie in più sarebbero cadute in povertà assoluta (ovvero un milione di persone).
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